Miscioscia: “cinghiali sull’Alta Murgia sembrano aumentati, tra incidenti e danni. Regione si attivi con abbattimenti controllati”

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“La piaga determinata dall’incremento incontrollato della popolazione dei cinghiali nel nostro territorio, va assumendo sempre di più quella di un’emergenza biblica, sia per i danni procurati alle produzioni agricole che allo stesso ecosistema; senza dimenticare i numerosi incidenti provocati agli automobilisti in transito lungo le nostre strade oltre le conseguenze che stanno generando non solo a livello regionale ma anche nazionale come denunciato anche dalla Coltivatori Diretti. Un’emergenza che preoccupa sempre di più anche per l’indifferenza che stanno manifestando gli organi regionali preposti nonostante gli interventi palliativi messi in atto dalla direzione del Parco dell’Alta Murgia che con un Piano di gestione dei cinghiali dal costo complessivo di 180.000 euro, presentato agli inizi dell’anno 2013 avrebbe dovuto, nelle intenzioni, ridurre numericamente la popolazione con un continuo monitoraggio, il cui risultato, ad oggi, non mi risulta abbia dato significativi riscontri positivi”
– è quanto dichiarato dal consigliere comunale andriese Benedetto Miscioscia (Noi Con Salvini).

“In realtà,” – prosegue Miscioscia –l’unico dato che si rileva, è quello di una popolazione di cinghiali rimasta invariata se non addirittura aumentata, se consideriamo che il monitoraggio ed il controllo degli animali non comprende il restante territorio regionale, ciò determinando situazioni pregiudizievoli come quelle di vedere cinghiali scorazzare nelle periferie dei nostri centri urbani oppure sulle spiagge del nostro mare, probabilmente, per godere di una rinfrescata. Nonostante la problematica sia stata sottoposta all’attenzione del governo regionale già dallo scorso anno, ad oggi non sono arrivate le risposte auspicate. Ormai la misura è colma e lo dimostra l’escalation di danni provocati agli agricoltori agli automobilisti senza considerare le aggressioni o i tentativi di aggressione ai cittadini inermi. Una situazione ormai intollerabile nonostante la stessa Presidenza del Parco, qualche anno fa, abbia ammesso che l’immissione nel territorio di una particolare specie di cinghiali di origine dell’est europea, quella per intenderci più vorace che raggiunge dimensioni maggiori rispetto alle razze italiane, oltre ad essere estranea al nostro habitat, ha determinato uno squilibrio ecologico. Purtroppo, non viene neanche precisato che l’immissione degli iniziali 170 capi da parte dell’allora ATC dell’allora Provincia di Bari, avvenuta tra l’anno 2000 e il 2002, era stata programmata per consentire l’attività venatoria: attività che si è annullata anche per la sopraggiunta istituzione del Parco Nazionale dell’Alta Murgia a partire dall’anno 2004, ciò determinando una proliferazione della popolazione non più controllata di cui oggi paghiamo le conseguenze dovute anche ad una certa insofferenza manifestata nei confronti dell’attività di caccia e dei cacciatori, che ha caratterizzato l’attività politico-gestionale degli ultimi governi regionali. Mi domando a questo punto perché non attivare la pratica della caccia della selezione controllata? Chi o cosa impedisce la sua introduzione? Perché si continua ad essere prevenuti di fronte all’esigenza di adottare sistemi di abbattimento controllato e monitorato sia sotto il profilo numerico che sanitario contrastando indirettamente il bracconaggio che è inutile negare che non esista”.

“Allora delle due l’una, ho è lo stesso Governo Regionale che indirettamente favorisce questa attività illecita oppure, per modo di dire, prende il cinghiale per i canini o per le zanne e regolamenta l’attività di caccia consentendo da un lato di ridurne la popolazione e dall’altra di ripristinare quell’equilibrio del nostro ecosistema pregiudicato da una razza che con il nostro territorio c’azzecca poco o niente, come dichiarato dallo stesso Presidente del Parco quando rimarcò nella conferenza di Andria che i cinghiali sono “estranei al nostro habitat”, tanto estranei che ormai sono diventati di “casa”. Domanda finale: se i cinghiali sono estranei al nostro habitat e creano uno squilibrio ecologico al nostro eco-sistema, perché continuare a favorire la loro proliferazione, impedendo di attuare la caccia di selezione, un rimedio antico quanto la storia dell’uomo? Questo è il vero mistero” – conclude Miscioscia.

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