Gli ulivi “pompon”, ad Andria una nuova ars topiaria postmoderna – quando la cultura è solo un optional

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Dopo la guida in moto senza casco, dopo l’acquisto della solita auto utilitaria da 8 posti antisommossa, e il lancio di rifiuti dal finestrino in corsa, c’è una nuova moda che si sta impadronendo dei cervelli dei nostri più “dotti” concittadini: ridurre la natura in fenomeni “alla moda” per rallegrare le giornate di soggetti che evidentemente senza queste iniziative non si sentirebbero molto realizzati. A parlarci di un caso particolare è Nicola Montepulciano, noto ambientalista e ricercatore di Andria, che, ha voluto segnalarci la presenza di una nuova moda nel nostro territorio, quella che lui stesso ha battezzato con il nome di “ulivi pompon“.

Il motivo è semplice quanto folle: alcuni esemplari di ulivi vengono trattati artificialmente (anzi, MALtrattati) per ottenere una forma sferica dei rami, ricordando inevitabilmente quelle ragazze americane che nell’intervallo di vari incontri sportivi, sollevano le braccia, agitano i pompon conferendogli così una forma sferica. Il tutto probabilmente per non annoiare gli spettatori! Classica americanata. Per ottenere questa forma sferica, taluni maltrattano la punta dei rami più o meno grossi degli ulivi, spelacchiando tutto il resto.

Ma cosa ci sarebbe di così noioso negli ulivi per maltrattarli in questa maniera? Forse chi si annoia davanti ad un classico ulivo non conosce quanto questi alberi siano in grado di insegnarci.

Ma si può ridurre a questo modo un albero d’ulivo?” si chiede giustamente il nostro concittadino ambientalista.

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Montepulciano ci ha comunicato anche che: “Ho sempre ritenuto l’ulivo, insieme alla quercia, albero sacro del nostro territorio e non credo di essere il solo. Vederlo ridotto a questo modo per una becera, rozza moda mi lascia senza parole. Ce ne sono ormai moltissimi nel territorio di Andria così conciati. Che insieme a quei 1500 ulivi eliminati allegramente per allargare le strada Andria – Trani costituiscono una perdita non solo di lavoro e di ricchezza, ma anche di tradizione, di cultura e coltura agricola. A parte quei 1500(!!!) ulivi, non sarebbe meglio lasciarli crescere, potandoli secondo la nostra tradizione? E non sarebbe ancora meglio invitare qualche poveraccio a raccoglierne le olive e a vendersele per conto proprio? Ce ne sono tanti di poveri di questi tempi, sarebbe un piccolo atto di carità. E anche un atto di rispetto verso il nostro paesaggio agricolo, tanto amato da molti di noi e ammirato dai turisti, i quali ultimi, rimanendo probabilmente esterrefatti, potrebbero deriderci.

Insomma, ancora una volta quello che potremmo definire “l’andriese medio” preferisce storpiare le bellezze del proprio territorio a sfavore dello stesso, ispirandosi a culture non originarie della nostra terra pur di sentirsi realizzato. E’ una vera tristezza sapere che alcuni impieghino tempo e denaro per danneggiare ciò che rappresenta un punto di ispirazione mondiale nel campo della cultura, dell’alimentazione, della scienza e dell’ambiente quale può essere l’ulivo pugliese. E’ un pò come mangiarsi un maleodorante hamburger della McDonald piuttosto che un salutare pane e pomodoro condito con il nostro olio extra vergine di oliva, ricco di vitamine. Si spende di più per raggiungere uno scopo più mediocre. Un paradosso che ha le sue radici nella mancanza di cultura ed informazione. Se tutti noi fossimo più informati sull’importanza di questi alberi, molto probabilmente non saremmo così meschini nei loro confronti. “Perché non provarci, invece, con pini e cipressi?” suggerisce Montepulciano a chi davanti a questa moda proprio non potrebbe farne a meno, ma ovviamente la cosa migliore in assoluto sarebbe quella di evitare di compromettere la vita di un albero. Il rispetto reciproco sarebbe un gesto semplice quanto rivoluzionario.

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