“La Corona di Andria e le sue gemme”: appunti di una città tutta da ri-scoprire

La bellissima Piazza La Corte di Andria in un quadro del 1851: all’epoca di fatto ben predisposta ai pedoni.

“Quando al risveglio nel silenzioso albeggiare di primo mattino ci sembra di esser giunti alla fine del nostro cammino, alcuni scoprono che la loro volontà non conosce confini e percorrendo vecchi sentieri ancorati nel cuore e nella mente appare un nuovo paese meraviglioso: Andria“.
“Tantissimi gioielli e pregi si possono ammirare: l’enorme panorama che la città offre è di indubbia maestosità e bellezza. A vista d’occhio si possono ammirare i favolosi campanili; percorrendo vie, piazze, viuzze, vicoli e vicoletti del centro storico si rimane affascinati dagli enormi e piccoli complessi architettonici che l’hanno resa famosa. La stradina più piccola di vicolo San Bartolomeo, unica ed originale; il maestoso maniero federiciano noto a tutti come Castel del Monte e’ l’allettante antipasto che la storia di Andria ci offre. Il palazzo ducale è il suo simbolo regale con i suoi due sontuosi ingressi e maestose balconate di pietra; la cattedrale custodisce uno dei simboli di cristianità: la Sacra Spina, una gemma tra le gemme. Le ossa di San Riccardo e la cripta dove sono sepolte le due imperatrici: Iolanda di Brienne e Isabella d’Inghilterra. In quel luogo avvenne la Santa messa di giuramento dei 13 cavalieri di Ettore Fieramosca. Sant’Agostino, il Santuario Santa Maria dei Miracoli sono anch’esse alcuni dei simboli rappresentati dalla chiese cittadine, tutte splendide gemme incastonate nella corona d’oro di Andria”.
“L’olio famosissimo per la sua coltivazione e produzione è il fiore all’occhiello della nostra agricoltura accompagnato dai vigneti che producono vini speciali. Nelle sue viscere ancora sconosciute giace uno scrigno colmo di gemme dal valore inestimabile, pochissime delle quali siamo riusciti a scoprire. Tantissime altre sono tutte lì ad attenderci. Attraverso le sue antiche “Porte” Andria accoglie i suoi amatori e li rende tutti cittadini, anche se forestieri.
Non tutti poi sanno che percorrendo via Padre Savarese si può accedere alla casa di riposo per anziani Villa San Giuseppe, in zona Santa Maria Vetere. Da tempi atavici ospita tantissimi anziani bisognosi di assistenza. Sono nonni e nonne un pò emaciati e affaticati dal tempo con il loro cuore arrugginito e indurito dalle fatiche sopportate nel corso della loro vita. Bisognosi di affetto vengono amorevolmente curati dalle suore e dagli operatori addetti. All’interno del complesso si erige una bella chiesetta con annesso un pulpito di legno pregiato costruito da un maestro ebanista falegname anch’esso ospite cento anni fa. All’interno, al piano terra, lontano dagli occhi dei viandanti, si può ammirare una gemma di rara bellezza, anch’essa incastonata nella corona della nostra citta’. Si rimane stupefatti a prima vista notare un bel giardino con al centro un pozzo per la raccolta dell’acqua piovana. Tutt’intorno un quadrato di architettura, sotto il cielo silenzioso con dolcissima solitudine, si erge un colonnato reggente un favoloso porticato. alzando lo sguardo si possono ammirare le opere d’arte di pittori di rara maestria, affreschi raffiguranti immagini di Santi, gli aneddoti storici della nostra Fede cristiana”.
“Nel surreale silenzio ci si può deliziare con il cinguettio degli uccellini; si ha l’impressione di essere accarezzati da un amorevole alito di vento profumato di antichità. Sembra di rivivere una scena del romanzo di Renzo e Lucia. Restando coi piedi per terra e gli occhi rivolti verso l’alto, si rimane esterrefatti nel notare il degrado in cui versano le pitture e incurie; lo scempio che si nota e’ come tecnici e operatori con mani inesperte hanno contribuito a deturpare rovinosamente degli incauti restauri. I muri rivestiti con lastrine di pietra levigate, arrivano sino all’altezza dei muri affrescati. Tutto ciò non impedisce all’umidità e salsedine, per natura congenita, ad aggredire e corrodere come un cancro le opere d’arte dipinte sui muri a forma di mezzaluna e medaglioni, come una pianta selvaggia e velenosa distruggendo tutto quello che incontra strada facendo. La storia del chiostro ci ha tramandato l’arte, il fascino e la cultura antica. gli operatori moderni ci hanno messo pochissimo tempo con il loro incosciente restauro a distruggere tutto. Non bisogna restare in silenzio guardando ciò che resta, nella speranza di ascoltare le voci e i passi leggeri di chi non c’e’ più, vagando nel vuoto lontano, alzando lo sguardo nel cielo e pigramente indugiando, affrettandoci a nasconderci, rimanendo sconcertati davanti a tale incuria”.

“Non bisogna abbandonarsi e macchiarsi di colpe ed omissioni. lo sguardo e la mente sani di principi, non devono perdersi lontano nell’oscurità del tempo: il nostro. Bisogna tenere sempre gli occhi bene aperti. E’ necessario stare bene attenti ai crimini di opere d’arte, restando nella certezza di non fissare mai nel vuoto lo sguardo e attendere nella speranza di veder rifiorire il bel chiostro, con la mente e la vista ristorata al risveglio di un’alba gioiosa e ricevere una fresca e lieta letizia, cioè tornare a far risplendere la gemma incastonata nella corona d’oro della nostra cara e amata citta’ di Andria”.
“Con tutto il garbo e senza “Sgarbi” rendiamo onori dignitosamente alle nostre opere d’arte, alfine non bisogna uscire in silenzio guardando ciò che resta con il nostro saluto malinconico; non bisogna librarsi di ciò che il cielo ci offre, ma trovare cercando il nostro amore: quello vero. Non bisogna coprire con un velo di pietà i danni commessi senza nulla vergogna arrecati alla nostra città. Non bisogna cercare risposte in un tempo tempestoso, ma saper poter fermare la tempesta prima che ques’ultima arrechi danni irreparabili.

  Vincenzo Santovito

Osservatore Civico di Andria”

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