«Nel mio girovagare per le campagne e per la Murgia di Andria questa volta sono rimasto troppo, troppo allibito, sgomento per l’indecente spettacolo che mi si è offerto in un tratto del canalone in zona Santa Lucia. E’ stata riversata una incredibile quantità di rifiuti di ogni tipo: da quelli metallici a quelli legnosi, da quelli plastici a quelli tessili, cartacei, organici, sicuramente appartenenti ad un unico nucleo familiare. Presumo che siano stati trasportati da un luogo alquanto distante dal canalone, perciò potevano benissimo essere conferiti all’isola ecologica di via Stazio. Un caso di altissima inciviltà, delinquenza accompagnata da scarsissima intelligenza nello smaltire quei rifiuti. La frazione metallica poteva essere venduta a commercianti recuperatori di rottami metallici, oppure regalata a recuperatori nonché raccoglitori, che spesso vediamo in giro per la città con quei motoveicoli a tre ruote, quella tessile depositata nei cassoni per raccolta indumenti usati posti dappertutto in città; la frazione cartacea smaltita tramite la raccolta bisettimanale porta a porta, così per la plastica e l’organica, mentre per l’ingombrante si doveva telefonare al numero apposito messo a disposizione dall’azienda incaricata. In caso di alluvione tutta questa massa di rifiuti può essere spinta sino alla grata posta all’inizio del tratto del canalone tombato e chissà cosa potrebbe succedere. Ma, a proposito, è mai stato esplorato il tratto tombato del canalone? Chissà cosa si troverebbe. Oggi come oggi potrebbero essere impiegate telecamere guidate magari da droni. Il canalone tombato, se necessario, potrebbe essere liberato da eventuali rifiuti e favorire, così, un abbondante flusso di acqua piovana» – osserva il nostro concittadino Nicola Montepulciano. In una email inviata a VideoAndria.com, lo storico attivista ecologista andriese ha quindi ricordato gli eventi passati, nel tentativo di scuotere le coscienze:
«Sono ipotesi di uno che mai accetterebbe di trasformare il nostro bellissimo Gurgo in vasca di laminazione. A chi aspettiamo a batterci per renderlo “OASI PROTETTA”? Politici, ora potete dimostrare di essere presenti). Quando ci fu l’alluvione del 1968 qualcuno disse che fu causata da una enorme quantità di rifiuti nel canalone che impedì all’acqua di defluire regolarmente. In effetti il canalone era una lunga abbondante discarica. Non ricordo se già c’era la grata all’imbocco del canalone tombato o fu messa dopo l’alluvione del 1968. Negli anni molto più vicini a nostri, molti dovrebbero ricordare le tante battaglie che noi ambientalisti abbiamo sostenuto per liberare completamente non solo il canalone ma anche i lunghi e consistenti canali di scolo ai bordi delle strade. Indimenticabile fu l’impegno del caro Franco Martiradonna: lui si occupava del canalone e io dei bordi delle strade. Tornando all’attualità, ritengo che vi siano buone possibilità di risalire agli autori di questo scempio. Fra i rifiuti vi sono secchi di plastica per la raccolta differenziata porta a porta utilizzati per lavori vari. Se sono quelli della nuova gestione recano i codici degli assegnatari perciò potrebbe essere facile prendere i dovuti provvedimenti. Il costo del recupero rifiuti dal canalone dovrebbe essere molto oneroso e questo lo ricordo a chi non perde occasione per sbraitare in occasione dell’aumento della Tari. Da dove si devono prendere i soldi per riparare a questo immenso atto di inciviltà?» – ha concluso l’attivista ecologista andriese Montepulciano.
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