In questi giorni i ricercatori di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e Università di Firenze stanno realizzando le prime indagini di campo nel territorio del Parco, in sinergia con gli apicoltori per il prelievo di campioni di miele e polline, che verranno analizzati in laboratorio per comprendere i fattori di rischio per la sopravvivenza di questi insetti legati all’uso di sostanze potenzialmente nocive in agricoltura. «Proteggere gli impollinatori – dichiara Francesco Tarantini, presidente PNAM – è necessario per il mantenimento della biodiversità e la funzione di indicatori della qualità ambientale. Con il progetto ‘Alta Murgia: un Parco per api e farfalle’ diamo un contributo concreto alla loro tutela, essenziale per l’ottenimento di frutti e semi da molte colture. Fondamentale tra i risultati sarà la costruzione della Carta della Vocazione Apistica del Parco, con dati specifici sulle aree di presenza e frequentazione delle specie. Puntiamo inoltre a sensibilizzare i cittadini sull’importanza di api e farfalle, coinvolgendoli sul campo con attività di osservazione delle specie e rendendoli protagonisti della ricerca scientifica».
Il prossimo passo, al fine di raccogliere dati, è un nuovo bioblitz in programma il prossimo 15 maggio per cercare e identificare il maggior numero possibile di insetti presenti nel Parco, con il supporto dei ricercatori del progetto. Nel rispetto delle restrizioni anti-Covid, ai partecipanti sarà chiesto di caricare foto e osservazioni sulla piattaforma iNaturalist (https
Il progetto “Alta Murgia: un Parco per api e farfalle” è realizzato nell’ambito delle “Azioni per la protezione degli impollinatori e diffusione dell’entomofauna”, identificate dalla Direttiva n.0023838 del 24-10-2019 del Ministero dell’Ambiente. La attività progettuali hanno rilevato oltre 80 specie di farfalle diurne nel territorio del Parco: un numero importante, secondo i ricercatori, data la presenza di specie rare e protette. In corso di valutazione lo stato di conservazione, per comprendere i rischi a cui le popolazioni stanno andando incontro.
Grazie al clima mite e alla diversità ambientale, l’Italia è tra le nazioni più ricche di specie, tuttavia vi sono aree in cui grava fortemente il rischio di estinzione con la scomparsa progressiva di insetti e l’assenza di informazioni sulla presenza di specie e sul loro stato di salute. A livello europeo negli ultimi decenni si registrano forti riduzioni del numero di insetti, fino al 70 % in meno, al punto da usare termini come “apocalisse degli insetti” o insectgeddon che disegnano un quadro drammatico soprattutto in alcune regioni come l’Europa centrale. Secondo i ricercatori del progetto, i dati sulle popolazioni e sul loro stato di salute in un territorio è di vitale importanza per capire come e per quanto tempo un ecosistema può funzionare in modo ottimale.
Avviato a novembre 2020, il progetto prevede webinar rivolti ad agricoltori e apicoltori sugli aspetti ecologici delle specie e volti a integrare le attività produttive con le necessità di conservazione; l’individuazione di interventi di miglioramento ambientale; la costruzione della Carta della Vocazione Apistica del Parco; pillole YouTube con la descrizione degli impollinatori e delle specie presenti nel Parco e attività di citizen science per sensibilizzare la comunità sull’importanza di tutelare api e farfalle.
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