Andria, a proposito di Lama Santa Margherita: “il potenziale turistico-economico non deve sopraffare quello culturale”, l’analisi di Montepulciano più rivolta alla tutela della biodiversità

“Nell’incontro di mercoledì 15 maggio ‘24, aperto al pubblico, nella ex chiesa di S. Anna, l’Arch. M. Cafagna ha illustrato il progetto elaborato insieme al suo team, vincitore del concorso bandito dalla provincia Barletta-Andria-Trani con la finalità di “recuperare e valorizzare” una parte della Lama di S. Margherita, attraverso attività didattico-naturalistica, sport, conservazione del patrimonio naturalistico e testimoniale, presente al suo interno. Queste parole “ conservazione del patrimonio testimoniale” rivestono, relativamente alla Lama, enorme importanza, che lascia dei dubbi su come si possa attuare vista la ristrettezza economica a disposizione così come riferita dal relatore. Mi soffermo sulla parte naturalistica, specificatamente sull’aspetto vegetazionale” – ricorda Nicola Montepulciano. Presente nel giorno dell’iniziativa organizzata dalla sezione andriese dell’associazione Italia Nostra, il nostro concittadino ecologista e appassionato di Storia locale ha quindi proseguito nella sua personale analisi:

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“In una parte della lama di proprietà della provincia si osserva la presenza ormai invadente, pressoché infestante, di pini e cipressi, alberi che si vogliono custodire. Questi, piantati a suo tempo da gente poco o nulla competente sulla vegetazione tipica della vasta zona in cui ricade la lama, si sono moltiplicati a dismisura, fino a creare, in alcuni tratti, una fitta selva poco praticabile, con alcuni esemplari che crescono stentati e malandati. Brevissimamente, tutto il vasto territorio in cui risiede la lama è ascrivibile al cosiddetto “Lauretum 2° tipo, a” clima con siccità estiva – sottozona calda, secondo la classificazione del Pavari (1991). Il paesaggio vegetale è costituito da specie termofile (che amano il caldo) e xerofile (che vegetano in zone con scarsa pioggia) tipiche dell’Orizzonte o Alleanza fito-sociologica dell’Oleo-Ceratonion e Macchia mediterranea, tradotto vuol dire che predominano specie sempre verdi termofile e xerofile, arboree, arbustive quali ulivo (Olea europaea), olivastro (Olea oleaster), carrubo (Ceratonia siliqua), con tutta una serie di piante erbacee, spesso bellissime. In tutto il vasto territorio in cui ricade la lama sino a qualche decennio fa si annoverava una vasta presenza di carrubi, (contrariamente a quanto descritto nella pubblicazione sulla lama del 1991 il carrubo non è azoto fissatore), e nella parte alta della lama vegeta ancora un carrubo plurisecolare ( il carrubo è protetto dalla Legge Regionale 4 giugno 2007, n°14, art 30). In questo ambito non è compresa la presenza del pino, cipresso e ancor meno del devastante ailanto. Domanda:

Perché proteggere alberi che nulla hanno a che fare con la natura di questo luogo? Queste tre specie desertificano i luoghi in cui sono messi a dimora, non lasciano crescere quelle tipiche del territorio. Andrebbero eliminati almeno in parte e sostituiti poco per volta con quelli tipici. Insistere con pini, cipressi, ailanti vuol dire diseducare la popolazione, perché si lascia capire che questi alberi sono gli unici ad appartenere alla flora del nostro territorio ed hanno diritto di esistere da Castel del Monte sino alla costa. Nella nostra Puglia vegetano circa 2500 specie di piante, il 42% di quelle nazionali, non si possono scegliere fra queste? Perché introdurre specie che non ci appartengono? Prima di bandire il concorso, che presenta qualche nota stonata, non si potevano convocare coloro che si sono occupati dello studio della lama? L’importanza di questa, a mio parere, è enorme, forse più di Castel del Monte. Mentre Castel del Monte offre interesse “monotematico”, la Valle di S. Margherita è di interesse “pluritematico” per geologia, speleologia, paleontologia, archeologia, idrologia, architettura, pittura, botanica, storia. Se tutti questi aspetti fossero adeguatamente curati, altro che Castel del Monte. Senza parlare, poi, della presenza del Santuario della Madonna dei Miracoli che presenta una lunghissima serie di opere di alto livello artistico e culturale, con molti aspetti ancora da studiare. Considerazione. Tutti o quasi i progetti, proposte presentate dai politici, sono sempre rivolti all’aspetto turistico, economico, ludico, ricreativo. Non sarebbe bene, una buona volta, mirare all’aspetto puramente culturale? La cultura deve entrare a far parte dell’interesse della comunità, poiché innalza il livello civile, porta al rispetto di tutti e di tutto ciò che esiste in un dato territorio, in parole più semplici ingentilisce l’animo” – ha concluso l’ecologista Montepulciano. A tal proposito, riportiamo nuovamente qui sotto il link al video del documentario realizzato nel mese di febbraio del 2023 con VideoAndria.com:

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