Andria: teli sulla frutta per proteggerla dall’inquinamento. Genitori bimbi leucemici: “bene, ma ora eliminare plastica e polistirolo”

E’ quello che chiamerebbero il “minimo sindacale”. Lo chiediamo almeno dal 2013, da una conferenza cittadina sulla salute che individuò molti obiettivi programmatici, alcuni dei quali in parte raggiunti. E’ il minimo sindacale che i fruttivendoli mettano al riparo l’ortofrutta fresca dagli agenti atmosferici e dagli inquinanti del traffico. E cosa accade ad Andria? Non appena gli agenti del Corpo di Polizia Locale sanzionano 3-4 fruttivendoli, in sede fissa e non, su un centinaio presenti in città, ecco il putiferio. Dimenticando che quegli alimenti li mangiamo noi e che li compriamo, attratti dal prezzo, anche quando sono messi in qualche bell’angolo di strada dove le auto prima rallentano, si fermano e poi ripartono a tutto gas.

E’ o no il minimo sindacale per un’associazione che ha a cuore un ambiente urbano appena decente chiedere misure di protezione dell’ortofrutta fresca?. Per questo oltre che a maggio 2013 anche ad ottobre 2016 chiedemmo a che punto fosse il lavoro della IV commissione consiliare nel verificare “se i controlli presso i rivenditori di frutta e verdura si facessero o meno”; chiedevamo a che punto fosse l’acquisto della promessa centralina mobile di rilevazione della qualità dell’aria ed il monitoraggio della qualità delle acque da cui si attinge per l’irrigazione dei campi; a che punto fosse la rilevazione dei valori di fondo di campo elettromagnetico dopo che, su nostra proposta , il Comune aveva avviato il censimento dei siti sensibili in tema di inquinamento elettromagnetico e avviato una campagna di rilevamento.

Il nostro sodalizio queste cose le ha chieste sin da maggio 2013 -insieme ad altre in parte ottenute – e oggi vedere che qualcosa sta accadendo per la protezione della ortofrutta, sia in sede fissa che ambulante, è confortevole, e contemporaneamente disarmante quando scopri che c’è anche qualche cavallo di Troia di troppo. Per fortuna la reazione corporativa è rientrata se è vero che, responsabilmente, Confcommercio Andria ha lanciato insieme alla Fida, la categoria dei fruttivendoli, una campagna per la sana esposizione della merce e dunque per “sensibilizzare i propri colleghi alla copertura della merce esposta al di fuori della propria attività, per coniugare esigenze del commercio ed interessi dei consumatori. Un primo passo verso il cambiamento”. Se un’associazione ambientalista non chiede e non lotta, costi quel che costi, per questo obiettivo se volete minimale – come noi abbiamo fatto dal lontano maggio 2013 – e poi con voce tremante non è in grado di gestire l’onda di ritorno di protesta dei pochi fruttivendoli inadempienti, che associazione è? Se non è questa una piccolissima misura tra quelle operative sempre richieste, ma mai perseguite con perseveranza, che associazione è? Buona solo per i convegni ed i proclami? Si chiedono sempre misure operative e quando arrivano, pur con tutti i miglioramenti ottenibili, come per la proposta di un bollino salva frutta , cosa si fa? Ci si scusa e si prendono le distanze da quelle scelte dell’Autorità che la città sollecita da anni a fare e a fare bene.

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In questi anni , sia pure molto in piccolo e senza clamori mediatici, abbiamo chiesto la mappatura, poi fatta, dei siti di interesse elettromagnetico per misurare le intensità degli impianti radiotelevisivi e di telefonia cellulare nei pressi di scuole ed edifici pubblici; un corso per docenti e genitori, poi tenutosi, alla Rosmini; l’acquisto di una centralina per le misurazioni dello smog, centralina comprata ma non ancora montata; la mappatura dei pozzi irrigui invece non è ancora iniziata, l’aggiornamento del profilo della Salute è ormai fermo al 2000, non ancora ottenuto; una campagna di rilevamento dello smog con mezzo mobile dell‘Arpa c’è stata, sia pure per qualche mese in via Verdi. L’ostacolo insuperato è tuttora l’Asl. A parte la raccolta a domicilio dei campioni di sangue per i nostri bambini, non abbiamo ottenuto , e con noi la città, alcun controllo sulle derrate alimentari in entrata e in uscita dal mercato ortofrutticolo. Abbiamo incontrato il dirigente dell’Asl deputato a questi controlli (dopo averne parlato con il Direttore Generale dell’epoca), che però ha accampato problemi di risorse di lavoro straordinario per il personale da destinare ai controlli da effettuare all’alba. Si è ottenuto pochissimo su questo fronte e se la copertura dei banchi di ortofrutta avverrà e reggerà, è soltanto la ripetizione di una misura attesa da anni e che solo il sindaco Sinisi impose all’epoca stabilendo che tutti i fruttivendoli rientrassero con i banchi espositivi nelle superfici coperte di vendita. Se non mettiamo in conto reazioni più o meno legittime per difendere abitudini consolidate nel tempo faremmo solo accademia, o girotondi il cui esito nessuno ascolta. Semmai un girotondo va fatto , tutti insieme, al mercato ortofrutticolo per capire cosa entra e cosa esce e che controlli vengono fatti.

Il nostro è un manipolo di genitori e parenti di bambini leucemici, poche persone tutte provate dal vivo dalla malattia di figli e nipoti, non inseguiamo ruoli pubblici, non facciamo politica, talloniamo gli amministratori di turno su tematiche quali:centraline dell’aria, elettromagnetismo, pozzi,etc.Facciamo quello che possiamo compatibilmente con il nostro lavoro. La delusione verso questa Amministrazione è tanta se pensiamo che le premesse erano state addirittura brillanti, ma ora dobbiamo stringerci intorno all’Autorità che tenta di far rispettare le regole. Non dobbiamo fare i distinguo. Così dopo i teli a protezione dell’ortofrutta perchè non ritorniamo a chiedere la eliminazione delle vaschette in polistirolo e la riduzione di quelle in plastica, o la eliminazione dei cotton fioc?. O abbiamo amici tra i produttori e allora dobbiamo fermarci a denunciare il fenomeno senza passare al fare, alla fase operativa come si legge nell’ennesimo annuncio? Rifiutiamo nei supermercati buste in plastica non biodegradabili, cambiamo salumiere se sperpera plastica per 100 grammi di prosciutto tra velina, vaschetta e busta. Facciamo già noi quel poco e in piccolo che possiamo fare.

Ad esempio evitando e denunciando il barbaro malcostume di insudiciare le nostre campagne coprendole in ogni dove di materiale di risulta e di sacchetti di rifiuti.Vergogna, ecco bisognerebbe vergognarsi per questo modo di fare di alcuni cittadini -parola grossa chiamarli tali – sarebbe meglio definirli vandali e mascalzoni, magari pure toccati da malattie serie in famiglia e non per questo attenti a tale problematica. Ecco allora quale è il nostro compito: chiedere e imporre all’Amministrazione di turno più controlli nelle campagne, più domeniche ecologiche, più biciclettate, meno traffico, più piste ciclabili, meno plastica, obiettivi per i quali non dobbiamo aspettare i dati del Profilo della Salute, per quanto potranno essere drammatici, se lo saranno. Facciamo già oggi quello che possiamo fare noi e con serietà facciamo rete tra di noi, sui fatti”. Video diffuso da Telesveva:

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