Lo scorso 10 aprile 2020, Venerdì Santo, al termine della Via Crucis presieduta dal Vescovo di Andria, lo stesso ha annunciato una variazione cromatica sulla Sacra Spina, reliquia della Corona di Nostro Signore Gesù Cristo, custodita nella Chiesa Cattedrale di Andria. Una riflessione di S.E. Mons. Luigi Mansi su quanto avvenuto,
“Dio ha visitato il suo popolo” (Lc 7, 16) «Sono passati da poco i giorni della Settimana Santa di questo anno così particolare che è il 2020, segnato dal doloroso fenomeno della pandemia del Covid-19, fenomeno purtroppo ancora in corso al momento in cui scrivo. La Chiesa di Andria custodisce dal lontano 1308, come tanti ben sanno, una insigne Reliquia della Passione di Cristo, costituita da una delle Spine che formavano la corona posta sul capo del Salvatore. In questo tempo, in cui tutte le chiese sono tenute chiuse per motivi di sicurezza sanitaria, compresa la Chiesa Cattedrale dove la Reliquia viene custodita, ho ritenuto trasferirla nella cappella privata dell’episcopio nella quale celebro quotidianamente la Santa Messa e vivo momenti di preghiera in varie ore della giornata.
Dinanzi a questa condivisione, ho preso la decisione di convocare nel mio studio, oltre ai due suddetti sacerdoti, anche il Vicario Generale, Mons. Gianni Massaro, per decidere insieme il da farsi. Successivamente, in tempi diversi, ho invitato ad osservare la Sacra Spina anche il Dr. Antonio Riezzo e la Dott.ssa Silvana Campanile, non solo perché abitano nei pressi dell’Episcopio e quindi facilmente raggiungibili, ma soprattutto perché, in occasione del precedente prodigio del 2016, furono chiamati a ricoprire l’uno il ruolo di Presidente della Speciale Commissione Medico-Scientifica e l’altra il compito di Segretaria della Commissione. L’invito è stato esteso infine anche a don Geremia Acri che, come i sacerdoti sopra citati, svolge mansioni presso la Curia Vescovile.
Quello che di seguito abbiamo osservato ed è accaduto, è ben testimoniato da cinque verbali di volta in volta da me redatti e dalla cronistoria preparata dalla Dott.ssa Silvana Campanile. Questi atti sono depositati presso l’archivio dell’Episcopio. Sono consapevole che il fenomeno osservato quest’anno sulla Sacra Spina sia stato meno appariscente rispetto ai segni prodigiosi verificatisi negli anni precedenti e che per di più, considerate le attuali restrizioni governative messe in atto per limitare il contagio del virus, non si è avuta la possibilità che fosse adeguatamente osservato da dal clero e dai fedeli, cosa che come Pastore mi è dispiaciuto molto non poter condividere questa esperienza di fede e di Chiesa locale. Ma sono convinto che, pur non vivendo direttamente questo momento forte, non sia mancata la preghiera del popolo di Dio che ritrovatosi improvvisamente “nella tempesta” ha invocato il Signore confidando nel suo aiuto.
Ho apprezzato, inoltre, la “reazione composta” che c’è stata da parte della comunità cristiana all’annuncio di quanto osservato sulla Sacra Spina, avvenuto la sera del Venerdì Santo a conclusione della Via Crucis da me presieduta presso il Santuario del SS. Salvatore e teletrasmessa, segno di una devozione autentica verso la Reliquia, ben lontana da ogni forma di devozionismo e di ricerca spasmodica del miracolo. Sin dal primo momento, per non cadere in interpretazioni semplicistiche, ho affidato quanto osservato sulla Sacra Spina alla preghiera di tutti. Ritengo ora mio dovere, come Pastore del popolo a me affidato, aiutarlo a cogliere il significato di questo umile segno che il Signore ci ha donato.
Desiderando, inoltre, approfondire ulteriormente la riflessione sul senso di questo particolare segno, penso che possiamo scoprire un significato ancora più profondo costituito dal fatto che proprio in questi giorni tanti, tantissimi nostri fratelli e sorelle stanno soffrendo in molti e svariati modi: la malattia nella propria carne o in quella dei propri familiari ed amici, la morte di persone care e l’impossibilità di accompagnarle all’ultima dimora in maniera affettuosa e solidale, il vivere ormai da settimane isolati nelle case e impossibilitati a frequentare luoghi di ritrovo con amici, il dover rinunciare a recarsi in chiesa per la preghiera e le celebrazioni sacramentali… insomma un grande senso di smarrimento. Ritengo che il Signore abbia voluto dirci che la sua passione continua nel dolore di tanti uomini e donne di tutto il mondo. Ma anche che questa passione, come la Sua, per quanto dolorosa, è parola penultima, perché l’ultima è sempre una parola di vita e di speranza. È la parola della Pasqua, della resurrezione, della vittoria di Cristo sulla morte nonché della redenzione dell’umanità intera».
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