Cavalcavia e crolli: paura anche per la Puglia. Marmo e Damascelli (FI): “governo regionale si attrezzi”

“Una coincidenza è solo una coincidenza, due coincidenze sono solo due coincidenze, tre coincidenze fanno già un indizio. E pure grave. Nel giro di meno di due anni, prima la Sicilia, poi la Lombardia, quindi le Marche ed ora il Piemonte. La domanda, per nulla spiritosa ma certamente legittima, è: a quale Regione toccherà registrare il crollo del prossimo cavalcavia?”.

Così i consiglieri regionali di Forza Italia Nino Marmo e Domenico Damascelli.

“In questo preoccupante scenario, -aggiungono- la coscienza ci impone di avere a cuore, in primo luogo, le strade della Puglia e la sicurezza dei Pugliesi, per cui chiediamo al Governo Regionale di avviare, o di sollecitare agli organismi preposti, una tempestiva azione di monitoraggio e di verifica sullo stato dell’arte di gallerie, ponti viadotti, pavimentazioni e impiantistica sulle arterie della nostra Regione. Probabilmente sedotti dalla logica delle Grandi Opere, abbiamo perso di vista una prospettiva essenziale che è quella per cui occorre innanzitutto conservare bene quello che già abbiamo. E la Puglia, così come il resto del Paese, non può ignorare che ponti, strade e cavalcavia invecchiano e devono essere messi al riparo dall’usura del tempo. E’ evidente che esiste un problema complessivo di organizzazione e gestione della manutenzione della rete viaria, ma va respinta senza remore la tesi del ministro Del Rio che prova ad attribuire le carenze e le responsabilità dei mancati interventi manutentivi al federalismo stradale ed alla frammentazione delle competenze. Perché se è vero che con il decentramento amministrativo Anas ha perso – in favore di regioni e province – più della metà dei 45 mila chilometri precedentemente gestiti, è assolutamente pretestuoso cercare di addossare a tali Enti intermedi tutte le inefficienze, in termini organizzativi e gestionali, che ne sono derivate. Qualcuno ricordi al ministro Del Rio – famigerato autore di una riforma degli enti locali abortita per mano del referendum – che il federalismo stradale, cosi come qualsiasi genere di federalismo, si realizza compiutamente attraverso il trasferimento non solo delle competenze e delle funzioni ma, soprattutto, dei fondi necessari allo scopo. Altrimenti -concludono- rimane un federalismo farlocco, buono solo a sostenere la tesi dell’accentramento amministrativo.”

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