Pasta, ok all’etichetta obbligatoria sull’origine del grano. La rivincita dei locali sulle multinazionali

“L’indicazione obbligatoria dell’origine del grano sulle etichette della pasta è un apprezzabile passo avanti per smascherare l’inganno del prodotto estero spacciato per italiano, quando ancora un pacco di pasta su tre contiene grano straniero senza che i consumatori lo sappiano. Si tratta di un provvedimento fortemente sostenuto dalla Coldiretti che ha portato al blocco del porto e alla manifestazione dei 5000 agricoltori sul lungomare di Bari per garantire maggiore trasparenza negli acquisti e fermare le speculazioni che hanno provocato il crollo dei prezzi del grano pugliese al di sotto dei costi di produzione”.

E’ il Presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, a commentare positivamente lo schema di decreto che introduce l’indicazione obbligatoria dell’origine del grano impiegato nella pasta condiviso dai Ministri delle Politiche agricole Martina e dello Sviluppo Economico Calenda e inviato, secondo la procedura, alla Commissione Europea.

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Il Decreto che introduce la sperimentazione dell’indicazione obbligatoria dell’origine per la filiera grano pasta inviato a Bruxelles prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicato in etichetta il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e se proviene da piu’ paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: paesi UE, paesi NON UE, paesi UE E NON UE. Inoltre, se il grano duro e’ coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potra’ usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”.

“Queste indicazioni sull’origine” – conclude Coldiretti – “dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo, in modo da essere facilmente visibili, chiaramente leggibili ed indelebili”.

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“Sono eccessivi i quantitativi di grano importato dall’estero – dice Angelo Corsetti, Direttore Coldiretti Puglia – basti pensare che fino al 26 dicembre arriveranno al porto di Bari 3 navi da Vancouver per scaricare oltre 120mila tonnellate di grano canadese. Gli accordi di filiera che si stanno proponendo in queste settimane sono le prime risposte utili a rafforzare la qualità delle produzioni, elemento sostanziale che sulla carta porterà alla riduzione delle importazioni. L’Italia è il principale produttore europeo di grano duro, destinato alla pasta con 4,8 milioni di tonnellate su una superficie coltivata, pari a circa 1,3 milioni di ettari ma sono ben 2,3 milioni di tonnellate di grano duro che arrivano dall’estero e di queste oltre la metà per un totale di 1,2 milioni di tonnellate arrivano dal Canada, con note marche che lo usano in maniera esclusiva, facendone addirittura un elemento di distintività. Il risultato è che quasi un pacco di pasta fatto in Italia su cinque è fatto con grano canadese che continua ad essere trattato con glifosate nonostante il divieto imposto in Italia”.

Sono sempre più numerosi i marchi prestigiosi come Divella, Ghigi, Valle del grano, Jolly Sgambaro, Granoro, Armando, oltre al marchio napoletano “Voiello”, che fa capo al Gruppo Barilla, che ora vende solo pasta fatta da grano italiano al 100% di varietà “aureo, che hanno dimostrato di credere in percorsi di filiera per fare pasta ‘made in Italy’ con grano italiano. Ma Oltre all’etichettatura obbligatoria della pasta, del pane e dei prodotti da forno in genere Coldiretti chiede il blocco delle importazioni a dazio 0 e il 100% dei controlli sul grano importato, la moratoria bancaria ed interventi finanziari per le imprese cerealicole, l’attivazione immediata della CUN nazionale cerealicola con base logistica a Foggia, il granaio d’Italia, e sostegni pubblici solo alle imprese che lavorano grano italiano. Nel giro di un anno le quotazioni del grano duro destinato alla pasta hanno perso il 43 per cento del valore mentre si registra un calo del 19 per cento del prezzo del grano tenero destinato alla panificazione. Un crack senza precedenti – denuncia Coldiretti Puglia – con i compensi degli agricoltori che sono tornati ai livelli di 30 anni fa, a causa delle manovre di chi fa acquisti speculativi sui mercati esteri di grano da “spacciare” come pasta o pane Made in Italy, per la mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta la reale origine del grano impiegato.

Il regolamento comunitario N.1169 del 2011 che consente ai singoli Stati Membri di introdurre norme nazionali in materia di etichettatura obbligatoria di origine geografica degli alimenti qualora i cittadini esprimano in una consultazione parere favorevole in merito alla rilevanza delle dicitura di origine ai fini di una scelta di acquisto informata e consapevole. Una procedura seguita dall’Italia con successo per il latte ed i suoi derivati e che ora finalmente – sostiene la Coldiretti – si realizza anche per il prodotto più amato degli italiani che avrà l’identikit in etichetta.

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