Piazza Catuma: la “rinascita culturale” bloccata dal degrado sociale

Quello che avrebbe dovuto rappresentare il simbolo della rinascita sociale, economica, turistica e culturale della città di Andria, il suo antico centro storico, sta attraversando la prevedibile e preventivata fase discendente che è la diretta conseguenza di quella che è stata “venduta” come crescita e sviluppo ma che, in realtà era solamente un ammasso incontrollato di persone e di attività inserite in un contesto al di fuori delle minime logiche di programmazione territoriale. Un sistema di regole delle quali la città di Andria non ha mai voluto dotarsi. Assenza di un Piano del Commercio; del Documento Strategico; dei Piani relativi ai colori, alle installazioni, manutenzioni ed alla programmazione delle attività economiche.

Un’assenza ingiustificata se non dalla mancanza di un’idea di sviluppo e volontà di rendere la città una comunità fatta di regole che fossero pure rispettate. Ad esprimere il suo punto di vista sull’argomento “centro storico” è il rappresentante di Unimpresa Bat, Savino Montaruli, da sempre sollecitatore di Piani di Sviluppo Integrati che ricomprendevano anche il centro storico andriese. Montaruli ha dichiarato: “chi si meraviglia dello stato di degrado del centro storico andriese, oggi, è uno stolto oppure non conosce o finge di non conoscere la storia di questa città. Potrei andare a ritroso di oltre trentacinque anni qual è l’arco temporale che vede la mia persona al servizio dell’attività sindacale ma se guardassimo solo all’ultimo quindicennio allora tutte le manchevolezze, le omissioni, i ritardi, le mancate realizzazioni tornano immediatamente chiare e limpide alla mente di chi possiede quella memoria storica necessaria ad evitare di commettere ulteriori errori. Oggi i problemi del centro storico andriese si sono moltiplicati e non investono solamente la sfera sociale e delle qualità della vita ma è una crisi anche di carattere economico che lascerà molte vittime sul campo. Le attività commerciali stanno chiudendo, sono in vendita nonostante i pochi anni di vita vendendo vanificati sforzi economici che hanno coinvolto anche le famiglie degli imprenditori, dei giovani imprenditori che non hanno mai potuto operare in un contesto ordinato e di certezze.

A regnare, invece, è sempre stata l’incertezza con la conseguenza che quegli imprenditori che la città avrebbe dovuto accogliere con gioia ed interesse sono rimasti vittime persino di procedimenti penali a loro carico piuttosto che attori di contenzioni legali con l’Ente pubblico sempre pronto a premerli spudoratamente, come nel caso della tassa rifiuti. Come poi non ricordare il grande e gravissimo pasticcio relativo alle installazioni dei Dehors, con responsabilità pubbliche che ancora oggi non emergono ma che sono tutte li, evidenti ed acclarate. Dal punto vi vista sociale il degrado è ormai estremo e le esternazioni di chi vive in quella terra di nessuno sono anch’esse tutte certificate e note. Solo grazie allo spirito di appartenenza dei residenti e degli esercenti si continua a dare a quel luogo una parvenza di vivibilità altrimenti sarebbe stato paragonabile alla più disastrata periferia cittadina. Dal punto di vita strutturale il centro storico andriese è diventato inguardabile e l’aspetto igienico-sanitario ed ambientale rendono quel luogo assolutamente deplorevole, nonostante fossimo ai piedi del Vescovado, della Cattedrale e di Palazzo Ducale; luoghi anche sacri che vengono ripetutamente ancora oggi violati dalla peggiore barbarie con i rappresentanti della chiesa, in primis il nostro Vescovo che tarda a farsi sentire sull’argomento come, invece, fece quando lanciò il suo interrogativo ricordando le vittime della strage dei treni dicendo, rivolgendosi ai politici ed ai burocrati: “ma chi vi credete di essere’?”.

Le storie di chi si è avvicendato alla guida, politica ma anche tecnico dirigenziale del Settore camminano in parallelo e si incontrano nel punto in cui tutto quello che andava realizzato, anche per legge, non è stato mai fatto. Eppure non sono mai mancati stimoli, richieste formali, sollecitazioni ma l’estrema inerzia ed inettitudine hanno chiuso quelle orecchie sempre orientate ad accontentare l’evento del momento semmai sostenuto da chi faceva parte del sistema. La grandiosa occasione persa dal comune di Andria relativamente ai fondi ed alla programmazione della Zona Franca Urbana, che ricomprendeva anche parte importante del centro storico, quello che un tempo era il centro commerciale della città, ha rappresentato la verifica finale di quanta incompetenza e disaffezione regnasse in quegli uffici dove, invece, si sarebbe dovuto penare ed organizzare il presente ed il futuro di quella che era un tempo la città più ambiziosa e con le più alte potenzialità di sviluppo.

Dal mercato settimanale fino alla zona degli insediamenti produttivi passando per lo stato di abbandono del mercato generale ortofrutticolo e l’assenza di un’area fieristica, l’assenza di un piano parcheggi, di un Piano del Traffico e di un vero Piano Sicurezza che non sia solo affidato alla buona volontà dell’assessore di turno, senza parlare della città nota in tutto il mondo per l’assenza di un teatro, completano la conclamata sciatteria amministrativa di chi ha violentato ed umiliato questa città, avvalendosi della complicità e dell’incapacità di ambigui silenzi politici e incapacità polisindacali che hanno rappresentato la peggiore forma di moltiplicazione dell’inutilità. A chi ha giovato tutto ciò? Con questa semplice ed ingenua ma significativa domanda chiudo questa mia riflessione, afflitto dal vedere la mia città degradata ed abbandonata a se stessa, sempre ultima in tutto ed oggi pure sfiduciata dagli stessi cittadini che prendono coscienza dell’abisso in cui sono caduti, siamo caduti. Tutti!”ha concluso Montaruli.

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