Quale sarà il futuro di Andria? Si pensa già al “dopo Giorgino”

La pesantissima crisi istituzionale della città di Andria sembrava essere una “cosa nostra” tra partiti, fazioni, persone e personaggi noti in città. Invece sembra che quanto accaduto a Palazzo San Francesco il 17 aprile 2019 stia animando un dibattito anche all’interno della cosiddetta Società Civile. Immancabili i Rappresentanti andriesi delle Libere Associazioni Civiche, fanno sentire la loro voce e, in attesa della riunione Civica della prossima settimana, dichiarano:

“a partire dalla dichiarazione di pre-dissesto finanziario ma ancor prima, cioè da quando da Palazzo San Francesco veniva acclarato che nelle casse comunali non c’era più un solo euro da spendere, la fisionomia della partecipazione ad Andria è mutata radicalmente. Gli assessori comunali, di fronte alla nuova realtà finanziaria, hanno lanciato un messaggio di soccorso e le associazioni andriesi lo hanno colto, consentendo alla macchina amministrativa, comunque di andare avanti, seppur con il freno a mano tirato con quegli stessi assessori a fare ciò che hanno potuto fare, spesso ben poco, pochissimo. Per la Cultura non è mancata la riposta delle associazioni agli appelli dell’assessore Francesca Magliano così come per lo Sviluppo Economico quelli dell’assessore Pierpaolo Matera. I risultati della disponibilità assolutamente gratuita e solidale delle associazioni sono sotto gli occhi di tutti. Nulla avrebbero mai potuto fare senza quell’aiuto né l’assessore Magliano né tantomeno l’assessore Matera. Se quell’aiuto sia stato proficuo? Basti leggere i provvedimenti per capirlo. Basti prendere la versione originaria del Regolamento sui Dehors e quella definitiva per capire quanto fondamentale sia stato l’apporto delle associazioni e degli ordini professionali; basti leggere la versione iniziale e quella finale del Protocollo sull’esposizione di ortofrutta per capire quanto fondamentale siano stati gli emendamenti presentati dalle associazioni di categoria così come fondamentali sono stati i suggerimenti e gli aggiustamenti prodotti dalle associazioni e dalla Consulta Ambiente per la modifica radicale del Protocollo Andria Plastic Free”.

Un contributo di competenze fondamentale per l’assessore Matera ma anche per l’assessore Magliano che senza quell’impegno volontaristico delle associazioni andriesi non avrebbe potuto praticamente produrre quasi nulla. Oggi cosa accade? A rispondere è uno dei fondatori del Circuito, Savino Montaruli, che aggiunge:

“con la commissione straordinaria che si insedierà martedì prossimo avremo immediatamente un incontro che chiederemo per formalizzare alcuni elementi di riflessione sulla città e soprattutto da dove si intenda ricominciare dopo la sua brusca e rovinosa caduta, pensando anche ad ottimizzare questi tredici mesi che ci separano dalle elezioni. La politica è ovvio che deve fare ora un passo indietro, per riflettere su se stessa e per cercare la ripartenza mettendo al centro la città e non le appartenenze che tanti danni hanno prodotto. La sottocultura del “dentro o fuori” deve essere superata e sostituita dalla Cultura del Valore e della valorizzazione delle energie positive e creative di questa città, per tantissimi anni mortificate e denigrate. Con il Commissario Prefettizio e la Commissione Straordinaria parleremo e interagiremo, finalmente con spirito libero e senza condizionamenti; con operatività e con amore verso una città mortificata, genuflessa e privata della sua identità che non è quella della baldoria e della violazione continua e progressiva delle regole di civile convivenza. Una città che deve ripartire dalla sua storia, dalle sue eccellenze, che non sono le chiavi consegnate ai simpaticoni, e dalla sua operatività; dalle sue capacità produttive e artistiche; dalle sue origini culturali e storiche e soprattutto dalla ricostruzione di un sistema di rapporti di pari dignità per troppo tempo mortificati se non demoliti completamente o asserviti alla cattiva pratica della compiacenza illimitata.” Andria dunque riparte dai suoi cittadini ed ora è la politica che dovrà adeguarsi per essere essa a dover lottare per la sopravvivenza dopo aver imperato su tutto e su tutti facendo della città strumento a proprio uso e consumo.

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