Refezione nelle scuole di Andria: alcune proposte costruttive dal Consiglio Comunale

“È nota la problematica situazione concernente la refezione nelle scuole andriesi. Con la delibera di giunta 145/2017 del settembre scorso la giunta comunale di Andria ha previsto il servizio di refezione solo per le materne, abolendolo per le elementari e le medie; mentre col piano comunale “diritto allo studio”, datato 21 novembre 2017, lo ha previsto ai fini di ottenere il contributo regionale” – dichiarano i consiglieri comunali di centrosinistra Sabina Leonetti e Daniela Di Bari

“Per dare un contributo costruttivo alla discussione, evitando di privare i nostri studenti di un loro diritto, abbiamo deciso di confrontarci con insegnanti e dirigenti didattici, cercando insieme a loro alcuni spunti che potessero essere risolutivi. Le proposte condivise sono partite dalla considerazione che:

  • l’offerta, da parte dell’ente locale, del servizio mensa risponde ad un’istanza educativa che rientra nel grande alveo dell’educazione integrale della persona costituendone il fine ultimo dell’educazione, menzionata in tutti i documenti istituzionali riferiti alla scuola, nonché nella nostra Costituzione;
  • in questo tempo, in particolare, viviamo in una società nella quale l’uso distorto e l’abuso del cibo portano a costruire la generazione dei fruitori di catene alimentari di una non corretta alimentazione con la conseguente diffusione dell’obesità. In Italia un bambino su quattro è obeso con incremento dei rischi futuri per la salute;
  • la mensa a scuola è, pertanto, un’opportunità per i piccoli di imparare a mangiare in modo utile per la salute e per valorizzare l’ambiente, se la mensa rispetta il principio di fornire cibi a Km. 0 e secondo la stagionalità;
  • è utile e doveroso cercare, da parte dell’ente locale, che ci tiene alla difesa della salute dei cittadini, a partire dai più piccoli, e alla valorizzazione del territorio, cercare ogni modalità per continuare, così come avviene da decenni ad Andria, a fornire il servizio mensa alle scuole.

Pur considerando le criticità del bilancio come ostative al mantenimento dello status quo insieme alla nuova introduzioni del sistema informatizzato per il pagamento on-line dei buoni pasto e alle norme che prevedono introduzione di soglie obbligatorie di cibi biologici, di filiera corta, di prodotti IGP, la domanda da porsi è “come garantire la mensa a tutti pur limitando la spesa pubblica?”, con le insegnanti abbiamo provato a fornire alcune proposte consegnate in quarta commissione consiliare e discusse con alcuni dirigenti scolastici, proposte per le quali abbiamo chiesto agli uffici competenti di trasformarle in simulazioni di entrate ed uscite per verificare, di quelle più condivise, la contabilità nell’attuale situazione. Eccone alcune a breve termine, più condivise:

  • considerare l’opzione del “pasto domestico” per la scuola secondaria di 1° grado;
  • considerare l’eliminazione della fascia esente, rivedendo le fasce di contribuzione prevedendo un contributo minimo (es. a partire da un euro).

Altre a medio e lungo termine:

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  • valutare l’opportunità di utilizzare i punti cucina presenti sui territori (nelle scuole e/o in altre strutture);
  • considerare l’eliminazione delle stoviglie “usa e getta” utilizzando le lavastoviglie presenti
  • valutare l’opportunità di creare reti possibili con i fornitori locali e/o ristoratori (verificando la possibilità di un consorzio per condividere le risorse presenti);
  • valutare la possibilità di attivare orti urbani nel territorio vicino ai plessi scolastici o all’interno dei plessi (coinvolgendo gli alunni, attivando la possibilità dell’amministrazione condivisa con i patti di collaborazione, coinvolgendo le famiglie e gli anziani per favorire il dialogo intergenerazionale);
  • valutare la possibilità di assegnare alle scuole delle risorse per l’auto gestione della mensa;
  • valutare, verificando progetti presenti e futuri, per tutte le proposte, il supporto del Ministero della Pubblica Istruzione, delle Politiche Agricole e Alimentari, delle risorse regionali, nella direzione bella di processi educativi e della conoscenza dei prodotti territoriali considerandone la stagionalità e le eccellenze.

In subordine a quanto proposto, se dovesse risultare non possibile attivare nessuno dei processi indicati, attraverso le simulazioni (e comunque rese note esplicitamente dagli uffici competenti), l’ente locale dovrebbe attivarsi per individuare le priorità attraverso le quali fornire la mensa a chi ha più bisogno.

Ricordando quanto sostenuto da don Lorenzo Milani “far le parti uguali tra disuguali è la peggiore ingiustizia sociale” (da Lettera a una professoressa, 1967), perché mantiene lo status quo tra ricchi e poveri, anzi lo esaspera, il Comune di Andria assuma la responsabilità di individuare i territori più bisognosi nei quali stare a scuola con il modello a tempo pieno, per i bambini comporta, oltre ai benefici relativi all’educazione alimentare di cui si è evidenziata l’importanza, anche di prevenire l’inadempienza scolastica e l’incremento della delinquenza minorile locale.

In quarta commissione valutando insieme i passaggi, si è concluso, dopo più incontri l’impegno a riconsiderare l’atto di indirizzo a partire dal lavoro di discussione intrapreso nelle varie sedi per cercare una buona soluzione, soluzione che sarà ripresentata in quarta commissione per la valutazione, e, durante il prossimo consiglio comunale attraverso un ordine del giorno, individuato nell’ultimo CC e che la 4^ CCP sta preparando, si chiederà all’amministrazione di procedere impegnandosi a rivedere il precedente atto di indirizzo.

Le proposte a medio e lungo termine, così come tante altre che si possono individuare nell’ottica di dissodare le risorse, creando tessuto sociale attraverso una operosa rete di relazioni, per contrastare disuguaglianze e socializzare opportunità, ci è piaciuto proporle a partire da una domanda: a cosa serve l’utopia?

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“L’utopia è là, all’orizzonte.

Mi avvicino di due passi,

lei si allontana di due passi.

Faccio dieci passi e l’orizzonte

si sposta di dieci passi.

Per quanto cammini,

mai la raggiungerò.

A cosa serve l’utopia?

Serve a questo a camminare.” (Eduardo Galeano, scrittore uruguayano)” – concludono. 

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