Sviluppo economico nella Bat, a Barletta si discute per “ripartire da turismo e agricoltura”

Puntare sulla valorizzazione e sull’innovazione dei settori del turismo e dell’agricoltura per far crescere la Bat e, anche, la Puglia. E’ quanto emerso durante il convegno “Sud…iamo, le idee per lo sviluppo del Mezzogiorno“, organizzato dall’Ordine dei commercialisti di Trani e tenutosi ieri nel Future Center di Barletta, con la partecipazione del viceministro per lo Sviluppo economico, Teresa Bellanova.

Insieme ai rappresentanti istituzionali della Bat, ha presentato la sua “ricetta” per far ripartire l’economia locale anche Ruggiero Mennea, consigliere regionale componente della IV commissione Sviluppo economico del Consiglio Puglia.

Durante il suo lungo intervento l’esponente del Pd regionale non ha nascosto che il territorio della Bat “è sempre stato lasciato all’autodeterminazione”. “Siamo cresciuti da un punto di vista imprenditoriale, ma siamo cresciuti da soli, senza una politica incorporata in altre politiche di sviluppo più ampie”, ha detto.

Così, partendo dalla produzione di scarpe per il tempo libero per arrivare a quelle di sicurezza, Mennea ha rimarcato come, anche nella Bat, la crescita del Pil si sia interrotta nel 2009, in concomitanza con grande recessione mondiale. Citando i dati elaborati da un economista del territorio, Emmanuele Daloiso, il consigliere regionale Pd ha poi aggiunto che “c’è stata una leggera ripresa tra 2010 e 2012, seguita da un nuovo crollo nel 2013, ancora da una timida ripresa nel 2014 e da una più decisa nel 2015”. “Ma la nostra crescita – ha rimarcato – è sempre al di sotto degli standard europei”. Linkiamo qui sotto un servizio televisivo (Fonte VIDEO: Canale Youtube di Tele Regione):


“In particolare, tra il 2000 e il 2014 la Bat ha registrato – ha proseguito – dei significativi cambiamenti, con la perdita di peso dell’agricoltura e dell’industria, senza che a questo corrispondesse una crescita degli altri settori, come quello dei servizi pubblici e privati, che hanno un basso valore aggiunto e non possono compensare le perdite registrate da agricoltura e industria”. Mennea ha puntato il dito, in particolare, contro l’eccessivo frazionamento delle imprese e la loro mancata aggregazione. “Produciamo – ha detto – le più grandi quantità di olio e vino, ma non c’è aggregazione tra le imprese tranne che nel caso delle cantine sociali che però non lasciano molto valore aggiunto ai produttori”. E in merito all’unico settore che alimenta le esportazioni, cioè quello del tessile-calzaturiero, il consigliere regionale ha puntualizzato come queste però siano soltanto di circa il 20%, in un contesto a basso contenuto tecnologico.

Mennea ha, poi, proposto al viceministro Bellanova la sua ricetta per ripartire, contando sull’appoggio anche del Governo centrale. “Serve una diversificazione delle nostre aziende”, ha detto.

E ha indicato anche in quali settori: il turismo e l’agricoltura. Ma, anche in questi, c’è molto da lavorare. “Se riuscissimo a organizzare il settore del turismo, riusciremmo a recuperare il 90% del potenziale che manca”, ha sostenuto. “Questo vuol dire che oggi riusciamo a utilizzare il turismo solo al 10% del suo potenziale. Probabilmente perché c’è una scarsa capacità di valorizzare la materia prima naturale. Questo ci rende scarsamente attrattivi perché il visitatore che deve venire qui deve trovare l’intera filiera del turismo, dai trasporti agli alberghi, con la diversificazione dell’offerta”.

Quanto all’agricoltura, il primo settore a essere crollato con la recessione, Mennea ha detto che lo si può trasformare da punto di debolezza in punto di forza. “Peraltro la Bat è tra le province italiane a maggior superficie coltivata a produzioni dop o igp, esattamente al 13esimo posto nella classifica nazionale”, ha spiegato. “E questo è un potenziale eccezionale, che però non riusciamo ancora a trasformare in economia vera. Al Vinitaly un vino su 4 era ‘made in Puglia’. Vuol dire che abbiamo brandizzato bene la nostra produzione e siamo pronti a fare il grande passo, ma abbiamo bisogno di investire. Perché – ha concluso – o troppo pochi ci credono o troppo pochi pensano di farcela da soli”.

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