Referendum Costituzionale: seggi aperti sino alle ore 23,00 di oggi. Appello al voto: “non lasciate che siano altri a decidere per voi”

referendum-voto-costituzionaleDalle ore  7,00 di stamane sono aperti regolarmente i seggi per il Referendum sulla Riforma Costituzionale che chiederà ai cittadini di approvare le “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione”.

Nonostante la riforma sia stata ritenuta “insostenibile” (considerato che la Corte costituzionale 1/2014 dichiarò incostituzionale la legge elettorale del 2005, il Parlamento non sarebbe legittimato a cambiare la Costituzione, perché in questo caso risulterebbe una “questione di opportunità politica“), il processo è proseguito e nella giornata di oggi i cittadini saranno chiamati a votare una riforma di fatto proposta effettuata in un parlamento incostituzionale.

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Per votare, saranno presenti all’interno del seggio delle “matite copiative”. In Italia la matita “copiativaè obbligatoria fin dal Referendum del 1946, queste sono di proprietà dello Stato e non si possono portare a casa. Pena una multa da 103 a 309 euro. Si vota scrivendo una “X” sul “Si” oppure con una “X” sul “No”.

Andate a votare, non lasciate che altri decidano per voi.

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Con un sostegno dell’attuale governo, se passasse la riforma avverrebbe la fine del bicameralismo perfetto per molte materie, con un federalismo rivisto e corretto (più poteri allo Stato e meno alle organizzazioni locali) fino alla scomparsa del termine province (cambia il nome ma i dipendenti restano) già trasformate dalla legge Delrio in “enti di area vasta“. Verrà abolito il Cnel. Tra le introduzioni molto discusse negli ultimi mesi, quella della “clausola di supremazia” che permetterebbe al governo centrale di poter gestire diversi settori e giocoforza di indebolire il ruolo delle regioni, avendo l’ultima parola sulle decisioni importanti. I dettagli della riforma:

Se dovesse passare il “Si”, la CAMERA sarebbe l’unica a votare la fiducia e a deliberare, a maggioranza assoluta, lo stato di guerra. E sarà anche l’unica a decidere su amnistia e indulto. I deputati restano 630 e verranno eletti a suffragio universale come oggi.

Cosa diversa per il SENATO, che, se passasse la riforma, non verrebbe abolito. Ad essere abolito, di fatto, sarebbe solo il voto diretto dei cittadini. Dovesse passare la riforma, continerebbe a chiamarsi Senato della Repubblica, ma vedrebbe un numero di competenze notevolmente ridotto. Sarebbe composto da 95 membri eletti dai Consigli Regionali (non più dai cittadini) e dalle province autonome, più 5 nominati dal capo dello Stato che resterebbero in carica per 7 anni. Su circa 20 materie, tra cui le leggi di revisione costituzionale e quelle di attuazione delle direttive comunitarie, deciderebbe in regime di bicameralismo perfetto insieme alla Camera. Proprio come ora. Per altre leggi ordinarie, invece, potrebbe o dovrebbe chiedere alla Camera di intervenire. In alcuni casi si tratterebbe di “monocameralismo con ruolo rinforzato del Senato”, in altri di “monocameralismo partecipato”. Iter ad hoc per le leggi di bilancio. Il Senato non sarebbe sottoposto a scioglimento, ma a rinnovo parziale perché la durata del mandato dei senatori-consiglieri coinciderebbe con quella di regioni o province autonome da cui sono stati eletti.

Se passasse il “Si” al referendum, i 95 SENATORI-CONSIGLIERI sarebbero eletti dai consigli regionali o dalle province autonome. Di questi 95 consiglieri, 21 sarebbero sindaci. Di fatto, sindaci e consiglieri regionali verrebbero nominati da altri politici e non più direttamente dai cittadini ed otterrebbero inoltre l’immunità di senatore.

Dall’energia alle infrastrutture strategiche e sistema nazionale di protezione civile il FEDERALISMO diventerebbe solo un ricordo. Non a caso, su proposta del governo, la Camera potrà approvare leggi anche nei campi di competenza delle Regioni, ‘quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale’. Cioè si potrebbe esercitare la “clausola di supremazia” anche quando è prevista la competenza esclusiva delle regioni, bypassando di fatto la volontà delle comunità locali.

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I DDL del GOVERNO potrebbero essere deliberati su disegni di legge ritenuti “essenziali per l’attuazione del programma di governo” entro 70 giorni, prorogabili di altri 15.

Il PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA verrebbe eletto da 630 deputati e i 100 senatori. Per i primi 3 scrutini occorrono i 2/3 dei componenti; dal quarto si scende ai 3/5; dal settimo scrutinio sarà sufficiente la maggioranza dei 3/5 dei votanti.

La CORTE COSTITUZIONALE  sarebbe composta dai 5 giudici di elezione parlamentare, 3 saranno eletti dalla Camera e 2 dal Senato.

Se i cittadini vorranno proporre un altro REFERENDUM occorrerà che la richiesta sia avanzata da 800mila elettori.

Verrebbe introdotta una legge straordinaria per i REFERENDUM PROPOSITIVI, che ne stabilirebbe le modalità di attuazione.

Se i cittadini vorranno presentare un DDL DI INIZIATIVA POPOLARE dovrebbero raccogliere ben 150.000 firme necessarie rispetto alle 50.000 sufficienti di oggi. Se passasse il “Si” si allargherebbe quindi il divario sul numero di firme necessarie per le proposte dirette dei cittadini, che sarebbero costretti a presentare molte più firme per portare in Camera le loro richieste. In questo caso, i regolamenti della Camera, che per far questo dovrebbero venire riformati, dovrebbero indicare tempi precisi di esame.

Verrebbe introdotto il ricorso preventivo sulle LEGGI ELETTORALI (cioè prima della loro promulgazione) alla Corte Costituzionale su richiesta di 1/3 dei componenti del Senato o 1/4 dei componenti della Camera entro 10 giorni dall’ approvazione della legge. In questo caso Corte dovrebbe pronunciarsi entro 30 giorni. Se illegittima, la legge non potrebbe essere promulgata.

Le PROVINCE di fatto non verrebbero cancellate, ma come previsto dalla legge Delrio, verrebbero trasformate in “enti di area vasta”. Cambia il nome, ma resterebbero costi anche per questi uffici.

IL CNEL, ovvero Consiglio Nazionale Economia e Lavoro che attualmente è rivolto alla legislazione economica e sociale, verrebbe abolito. Il personale passerebbe alla Corte dei Conti. Quindi verranno di fatto organizzati gli uffici ma il numero dei dipendenti (e quindi i costi) resterà simile.

I dettagli sulla votazione di oggi:

Il corpo elettorale, distribuito in 7.998 Comuni e nelle 61.551 sezioni elettorali presenti in Italia, corrisponde a 46.714.950 elettori, di cui 22.465.280 uomini e 24.249.670 donne. Lo scrutinio dei voti comincerà alle ore 23,00 di oggi, subito dopo la chiusura dei seggi.

Stavolta, diversamente dall’ultimo referendum (quello sulle “Trivelle”) questo referendum non prevede il “quorum”, ovvero non ci sarà una soglia di percentuale minima richiesta degli aventi diritto al voto.

In parole povere: il risultato potrà passare anche con una manciata di voti in più rispetto a quello opposto. Quindi sarebbe opportuno che la maggioranza degli aventi diritti al voto si attivi recandosi regolarmente alle urne (aperte dalle ore 7,00 di questa mattina sino alle ore 23,00 di oggi) per poter decidere sulle sorti del proprio paese.

I cittadini sono chiamati a decidere se scrivere una croce “X” sul Si per approvare questa Riforma oppure scrivere una croce “X” sul “NO” per esprimere il proprio dissenso e respingere al mittente questo capitolo.

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