Puglia con il fiato sospeso per la caduta della stazione spaziale cinese in avaria che nel frattempo potrebbe posticipare la sua discesa. Stando a quanto riportato nel corso del servizio andato in onda durante l’edizione di mezzogiorno del Tgr Puglia di oggi, infatti, la caduta dei frammenti di Tiangong 1 dovrebbe avvenire alle prime ore dell’alba di lunedì 2 aprile, probabilmente tra le ore 6,00 e le ore 8,00 del mattino. Nelle ultime ore si era già parlato di uno slittamento dell’orario che, dalla mattina di oggi, avrebbe dovuto svolgersi nella notte tra Pasqua e Pasquetta. Nelle ultime ore, la notizia di un ulteriore ritardo, a quanto pare causato da un’imprevedibile rallentamento nel processo di discesa dei resti della stazione spaziale cinese che, una volta a contatto con l’atmosfera, si disintegreranno spezzettandosi in vari frammenti che finiranno sulla terra.
Solitamente, la caduta di una stazione spaziale viene organizzata attraverso un regolato processo di precipitazione controllata che le agenzie spaziali effettuano facendo cadere i resti delle stazioni negli oceani. Ma stavolta qualcosa è andato storto: la stazione spaziale, alta circa 3 metri e lunga circa 17 metri, ha smesso di funzionare, impedendo ogni tipo di forma di comunicazione con la base terrestre. Pertanto, i cinesi non hanno la possibilità di coordinare la caduta della stazione spaziale, lanciata giusto qualche anno fa, nel corso del 2011. La stazione spaziale fa parte di un più ampio programma spaziale che la Cina ha promosso negli ultimi anni e poteva ospitare al suo interno sino a tre astronauti. Molteplici i filmati delle missioni diffusi su YouTube. Non è la prima volta che le apparecchiature spaziali cinesi subiscono malfunzionamenti: Yutu, il rover spedito sulla Luna che consentì alla Cina di diffondere straordinarie immagini lunari in alta definizione della superficie del nostro satellite naturale, cessò ufficialmente di funzionare nel corso del 2015 per problemi tecnici.
Tornando al discorso della stazione spaziale, al momento in Italia l’allerta riguarda le regioni del centro-sud. Sulla Puglia si intersecano due delle quattro traiettorie possibili, come si evince dalla mappa diffusa dall’Asi. Molti cittadini allarmati hanno chiesto spiegazioni alla nostra redazione (a tal proposito, ricordiamo inoltre che scrivendo un messaggio al numero 353 3187906 è possibile effettuare segnalazioni e partecipare al gruppo Whatsapp per seguire tutte le news in tempo reale oppure iscrivendosi al gruppo Telegram cliccando qui o anche iscrivendosi al gruppo Facebook cliccando qui). E’ anche possibile inviare segnalazioni con foto e/o video all’indirizzo email redazione@pugliareporter.com. Le probabilità che i resti possano colpire la terraferma sono molto basse, tuttavia le ultime dichiarazioni a mezzo stampa allertano anche la Puglia, in particolare il territorio compreso tra le Provincie di Foggia e di Barletta – Andria – Trani, così come spiegato in questo servizio del Tgr Puglia che linkiamo qui sotto:
“Ciò nonostante” – sottolineano gli addetti ai lavori – “la possibilità che i frammenti del “Palazzo Celeste” colpiscano il nostro territorio resta molto bassa, circa lo 0,2%”. ll Capo Dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli, in base agli aggiornamenti forniti dal tavolo tecnico riunito in seduta permanente, valuterà nelle prossime ore la convocazione del Comitato Operativo nazionale, sia per analizzare gli scenari che per prendere le dovute decisioni in tempo reale. Nel frattempo la Protezione Civile ha diffuso alcune indicazioni utili alla popolazione affinché adotti responsabilmente comportamenti di auto protezione: – è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici, che pertanto sono da considerarsi più sicuri rispetto ai luoghi aperti.
Si consiglia, comunque, di stare lontani dalle finestre e porte vetrate; – i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti, così determinando anche pericolo per le persone: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle singole strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici; – all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono, per gli edifici in muratura, sotto le volte dei piani inferiori e nei vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi), per gli edifici in cemento armato, in vicinanza delle colonne e, comunque, in vicinanza delle pareti; – è poco probabile che i frammenti più piccoli siano visibili da terra prima dell’impatto; – alcuni frammenti di grandi dimensioni potrebbero sopravvivere all’impatto e contenere idrazina. Si consiglia, in linea generale, di non toccarli, mantenendosi a un distanza di almeno 20 metri, e di di rivolgersi immediatamente alle autorità competenti.
Poi si raccomanda: “Chiunque avvistasse un frammento, senza toccarlo e mettendosi a una distanza di almeno 20 metri dovrà segnalarli immediatamente alle autorità competenti”. Il rischio maggiore, infatti, per quanto altamente improbabile, è che le scorie possano contenere idrazina, un composto dell’azoto che può provocare danni al sistema nervoso in caso di contatto.
Di certo i frammenti (che dovrebbero colpire la superficie a una velocità di circa 300 chilometri orari) non saranno in grado di provocare danni devastanti, ma costituiscono comunque un pericolo molto serio per le zone che dovessero trovarsi sotto la pioggia di rottami. La Protezione civile consiglia dunque, benché “non esistano comportamenti di autotutela codificati in ambito internazionale” a causa della rarità dell’evento, di adottare alcune precauzioni: nelle zone a rischio stare in casa sarà più sicuro, ma bisognerà tenersi lontani dalle finestre, e i piani bassi delle abitazioni dovrebbero essere preferiti.
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