Alfonso Leonetti: la storia di un comunista andriese nel movimento internazionale

Noto per essere stato un esponente di spicco del Partito Comunista d’Italia– di cui fu tra i fondatori nonché giornalista (fu il primo direttore unico de l’Unità) – pubblicò per Feltrinelli, nel 1977, l’importante libro di memorie Un Comunista, 1895/1930. Parliamo di Alfonso Leonetti:

Nato ad Andria il 13 settembre del 1895, fu impegnato sin dagli anni della giovinezza nel movimento dei socialisti pugliesi come attivista politico e successivamente, nel periodo 1918-1920 fu giornalista dell’Avanti! e de L’Ordine Nuovo. Legatosi al gruppo torinese dei transfughi del Partito Socialista Italiano, entrò a far parte della nuova formazione politica del Partito Comunista d’Italia, divenendo nel 1924 il primo direttore unico de L’Unità; dal partito fu espulso assieme a Pietro Tresso e a Paolo Ravazzoli nel 1930, per aver sposato la linea trotskista in contrapposizione a quella staliniana, cui rimase allineato il segretario Palmiro Togliatti.

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Si trasferì in Francia, dove operò nella corrente di ispirazione “bolscevico-leninista” del locale partito socialista; nel 1938 non aderì però alla Quarta internazionale. Rientrò nel Partito Comunista Italiano nel 1962. Dal 1970 fino alla scomparsa (1984) si impegnò per la riabilitazione politica dei comunisti vittime dello stalinismo. Il suo interesse tuttavia non pare essersi manifestato per quei casi di sopravvissuti tornati in Italia e rimasti nei ranghi del PCI, come Elodia Manservigi (tornata nel 1956 e scomparsa del 1968) e Tina Parodi (tornata a Torino nel 1958 e scomparsa nel 1965).

Fu il definitivo ritorno in Italia di Dante Corneli, propiziato dal comune amico Umberto Terracini, a stimolare il suo interesse. Il suo primo biglietto a Corneli è del maggio 1970 ed è successivo ad un colloquio, per cui si può dire che il contatto si stabilisce fin dai primi passi in Italia del redivivo tiburtino. Fra i due tuttavia non vi è molta sintonia. Leonetti è certamente più preparato sul piano culturale, ma appare troppo preoccupato di inserire nei binari del “politicamente corretto” le memorie dell’ex deportato, che per parte sua, pur adottando, in una fase iniziale, alcune “cautele”, vuole piena libertà di espressione. Nel febbraio 1976 avverrà un incontro, di cui è rimasta la traccia scritta da Corneli, in cui si esprime il divario tra la prospettiva di un comunismo rigenerato di Leonetti ed il bilancio radicalmente critico di Corneli. Sono di questo periodo (1975-1976) i profili biografici di cinque vittime (Giuseppe Rimola, Edmondo Peluso, Francesco Ghezzi, Bruno Rossi, Vincenzo Baccalà) pubblicati su Il Ponte da Alfonso Leonetti. Un semplice confronto tra le versioni che della stessa vicenda danno i due, permettono di capire la profonda diversità di visione che alla lunga li rendeva incompatibili.

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La crisi del 1977 nei rapporti tra Terracini e Corneli coinvolge a pieno titolo anche Leonetti. Mentre il mondo sovietico è scosso dai fermenti successivi alla “primavera di Praga”, che vedono in posizione critica anche i comunisti italiani, in Francia nel gennaio 1979 l’editore Maspero pubblica le lettere dal confino sovietico di Emilio Guarnaschelli al fratello Mario a Torino; anima dell’iniziativa è la vedova Nella Masutti. Anche questa volta tramite un comune amico, Jean Maitron, Leonetti riesce presto ad entrare in contatto con Nella Masutti.

Tra i due si svilupperà, tra il 1979 e il 1984, un fitto scambio epistolare. Le posizioni politiche sono molto differenti, lei che ha aderito nel 1976 al Partito Socialista Francese, guarda tendenzialmente con maggior simpatia i socialisti, pur conservando grande stima ed ammirazione per personalità come Umberto Terracini; lui, che non si illude sull’eurocomunismo, ma che soprattutto guarda con astio il socialismo “rampante” di Craxi, vagheggia un ritorno al comunismo delle origini, quello di Gramsci e di Trotsky. Leonetti cercherà di stabilire un’affinità tra il dissenso trotskysta e quello di chi incappò nelle persecuzioni di Stalin, coadiuvato da Togliatti e dai dirigenti dell’emigrazione politica italiana. Ma ciò che aveva una parvenza di validità nel 1937, non l’aveva più negli anni Ottanta, gli anni delle convulsioni e del crollo verticale senza rigenerazione, del comunismo sovietico.

Tra Nella e Alfonso vi furono momenti di forte tensione, al punto che Leonetti ventilò un ritiro della propria prefazione all’edizione italiana delle lettere di Emilio Guarnaschelli. Ma poi tutto si ricompose, dietro alcune correzioni del testo: la simpatia umana prevalse di fatto sul rigore ideologico. E Leonetti, ormai vecchio e gravemente malato, scrisse così alcune belle pagine (di “vita morale”, potremmo dire) alla sua corrispondente francese. Morì a Roma il 26 dicembre 1984, all’età di 89 anni. Nella città di Cortona, presso la locale biblioteca, è conservato il “Fondo Leonetti”, raccolta di carte e libri donate dallo stesso Leonetti per testamento. Alla figura di Leonetti è dedicato un incontro di approfondimento in programma il 5 aprile 2023. La locandina dell’iniziativa diffusa sui social:

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