Riguardo le analisi effettuati per i terreni agricoli destinati a produzioni agroalimentari e ad allevamento, tutti i punti di campionamento sono conformi, ad eccezione del punto C3 per i parametri “Sommatoria Diossine e Furani” (PCDD/F), policlorobifenili e diossina simili (PCB DL) e Sommatoria PCB non DL (non Diossina simili). Con riguardo alle Csc fissate per i siti ad uso residenziale, verde pubblico, risultano superamenti per i punti C6, C7, C1, C8, C0, C2, C4 e C5 in riferimento al Berillio (un metallo alcalino potenzialmente pericoloso per la salute) e, limitatamente al punto C3, superamenti per i parametri Sommatoria Diossine e Furani (PCDD/F) e Totale Mono-Deca PCB”. Il berillio è dannoso se inalato, gli effetti dipendono dai tempi e dalla quantità di esposizione. Se i livelli di berillio nell’aria sono sufficientemente alti (più di 1000 μg/m³), si può andare incontro a una condizione che ricorda la polmonite ed è chiamata berilliosi acuta. Alcune persone (1-15%) sviluppano una sensibilità al berillio. Questi individui possono sviluppare una reazione infiammatoria alle vie respiratorie. Questa condizione viene chiamata berilliosi cronica, e può manifestarsi molti anni dopo l’esposizione a livelli di berillio superiori alla norma (maggiori di 0,2 µg/m³). Questa malattia fa sentire deboli e stanchi, e può causare difficoltà nella respirazione. Può anche provocare anoressia, perdita di peso e portare, in casi avanzati, a problemi cardiaci. Alcune delle persone sensibili al berillio possono non manifestare sintomi. In generale la popolazione non rischia di contrarre la berilliosi acuta o cronica, in quanto i livelli di berillio normalmente nell’aria sono molto bassi (0,00003-0,0002 µg/m³).
Nessun caso di effetti dovuti all’ingestione di berillio è stato segnalato sugli esseri umani, poiché lo stomaco e l’intestino ne assorbono pochissimo. Ulcere sono state riscontrate in cani sottoposti a una dieta contenente berillio. Il contatto del berillio con delle lesioni sulla pelle può provocare eruzioni o ulcerazioni. L’esposizione al berillio per lunghi periodi può incrementare i rischi di sviluppare il cancro ai polmoni. L’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha stabilito che il berillio è una sostanza cancerogena. L’agenzia americana EPA ha stimato che un’esposizione a vita a 0,04 µg/m³> di berillio può risultare in una possibilità su mille di sviluppare il cancro. Non esistono studi degli effetti dell’esposizione al berillio sulla salute dei bambini. È probabile che questi siano simili a quelli riscontrati negli adulti ma non si sa se i bambini abbiano una sensibilità differente. Non si sa inoltre se l’esposizione al berillio possa provocare difetti alla nascita o in altre fasi dello sviluppo. Gli studi condotti sugli animali non hanno portato a prove conclusive. Il berillio può essere misurato nelle urine e nel sangue. Il livello riscontrato non è indicativo di quanto recente sia stata l’esposizione. I livelli di berillio possono essere misurati anche in campioni di pelle e polmoni. Un altro esame sanguigno, esame di proliferazione dei linfociti da berillio, individua la sensibilità al berillio ed è un valore predittivo della berilliosi cronica. I livelli tipici di berillio che le industrie possono rilasciare nell’aria sono nell’ordine di 0,01 µg/m³, in media su un periodo di 30 giorni.
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