“Un episodio di intolleranza, sfociato in aggressione, la vittima, è stato un volontario della Casa di Accoglienza “S. Maria Goretti” della Diocesi di Andria. L’accaduto si è verificato nei pressi di Piazza Ruggiero VII ad Andria, nei giorni scorsi. Mentre il volontario dava indicazioni stradali ad un ragazzo di colore, si avvicina un uomo andriese, che prima aggredisce fisicamente entrambi e successivamente urla improperi di ogni tipo nei loro confronti. Il ragazzo di colore e il volontario impauriti si allontanano. L’uomo andriese li insegue e individuato il portone di casa del volontario, inizia con calci e pugni un’azione di sfondamento”- dichiarano don Geremia Acri e i volontari di Casa Accoglienza.
“Il volontario è stato costretto, per la sua incolumità, a chiamare le forze dell’ordine, che prontamente sono intervenute. L’uomo andriese all’arrivo delle forze dell’ordine, incurante dell’accaduto, ha continuato a sbeffeggiare il volontario con frasi ingiuriose e provocanti. Un episodio spiacevole, che non macchia assolutamente di razzismo la nostra città di Andria, da sempre solidale e accogliente con tutti. Ma ci sembra doveroso sottolineare la gravità dell’accaduto per non sfociare in un escalation di violenza e odio nei confronti, non solo del diverso, ma anche di chi opera quotidianamente in favore dei più deboli e delle tante e diverse povertà. Ogni giorno si è bersaglio di insulti, aggressioni violente verbali, fisiche ed altro, ma non possiamo arrenderci e arretrarci perché la Parola che si è incarnata, che si è fatta uomo in Gesù Cristo, che abbiamo celebrato da poco nel Natale, continua a sussurrare al nostro cuore: “…ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. (dal Vangelo secondo Matteo 25,40).
Unitamente a tutti i volontari, vere colonne portanti di Casa Accoglienza, oltre alla solidarietà e vicinanza al volontario aggredito, lanciamo un accorato appello alle persone di buona volontà: abbattiamo il muro dell’ignoranza e della di carenza di cultura perché sono il terreno fertile e favorevole per far germogliare e crescere le paure e le paure partoriscono: pregiudizi e inimicizie, ostilità e astio, guerre e conflitti, indifferenza e odio, e convincono che occorre sempre diffidare e difendersi dall’Altro ricorrendo ad una irragionevole violenza. Di certo non saranno le intimidazioni intolleranti o razziste, di qualche prepotente e gradasso, a frenare la nostra azione di carità e solidale per la tutela di ogni uomo e donna, che bussa alle nostre porte. Ora è il tempo di riflettere seriamente sulle modalità con cui, istituzioni e persone, affrontano i problemi relativi alle povertà, ai migranti ecc… e smetterla di fare propaganda politica con frasi e slogan da villani” – concludono.
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