Andria nel 2020: l’Annus horribilis con la città transennata. Il ricordo del Sindaco: “ieri il mondo si fermava, oggi si cercano i colpevoli”

“11.3.2020: l’organizzazione mondiale della sanità dichiara il coronavirus “pandemia”.
Sembra un racconto ma è successo davvero. Sembra un sogno ma il pizzicotto alla guancia fa male. Sembra un film; ma le madri, i figli, i nonni, i padri, i nipoti, gli amici, le mogli, i mariti, i conoscenti che non ci sono più, non fanno parte di alcuna sceneggiatura. Altro che film. Non ci sono più e basta. Spazzati, cancellati, a volte nemmeno sepolti, ammassati nel vortice di divieti e DPCM e bollettini di quei maledetti tempi. “Chiusi” fuori da tutto. Lockdown“ – ricorda sui social il Sindaco di Andria Giovanna Bruno che prosegue:

“Perché tutto era chiuso. Anche i cuori, impietriti. Incapaci di piangere e comprendere. Anche le mani, chiuse. Senza poter accarezzare, rasserenare, consolare. Anche le bocche, chiuse. Senza poter sussurrare una sola parola a chi ci stava lasciando.
E tanti altri affetti li abbiamo persi proprio in quelle settimane, in quegli attimi in cui veniva proclamata la pandemia, per motivi oscuri, chi per grave influenza, chi per infezioni, chi per complicazioni respiratorie post intervento, chi senza un motivo. Ne abbiamo sentite tante di storie. E non ci dicevano che era già il maledetto covid che si era impossessato del nostro quotidiano mietendo morte. Non lo sapevamo“ – ha proseguito la Sindaca Bruno che ha quindi concluso:

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“Ora si fanno i processi. Si cercano i colpevoli; o coloro che conoscevano e non parlavano; o chi doveva fare e non ha fatto. Ma nel frattempo milioni di persone non ci sono più. E noi, sopravvissuti, cosa abbiamo imparato? Cosa possiamo fare ora per dirci che abbiamo capito gli sbagli? Come possiamo essere migliori di ciò che siamo stati? Come possiamo onorare chi ci è stato strappato dal buio più nero? Era l’11 marzo 2020 e il mondo si fermava“ – ha concluso la prima cittadina andriese.

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