Andria: muore Gianna (49 anni), conosciuta dai suoi concittadini come donna transgender e ricordata invece nei manifesti funebri con il suo nome da uomo. Una situazione che non è passata inosservata in ambito nazionale:
Critica sulla scelta del nome maschile inserito sul manifesto dedicato alla transgender andriese, è stata Vladimir Luxuria, quale tweet ha visto replica della società funeraria che ha proposto di modificare il manifesto con una ristampa. Il post è stato condiviso dalla Senatrice Monica Cirinnà, che ha menzionato quanto dichiarato dalla Corte Costituzionale nel 2017: “L’aspirazione del singolo alla corrispondenza del sesso attribuitogli al momento della nascita, con quello soggettivamente percepito e vissuto costituisce espressione del diritto al riconoscimento dell’identità di genere”, scriveva Cirinnà che, concludendo che: «Gianna non c’è più, e la sua dignità deve essere rispettata anche adesso. Nessuno – nemmeno la famiglia di origine, dopo la morte – ha il diritto di violarla». Parole dure che non ammettono giustificazione, come quelle rilasciate da Vladimir che ha poi aggiunto:
«Ho voluto essere vicina ad una persona “discriminata al quadrato”, per il suo orientamento sessuale e per come viveva, senza luce ne riscaldamento». Sulla questione Gianna era intervenuta anche il Sindaco di Andria, Giovanna Bruno: «La nostra città ha persone fragili. Fragilità di varia natura, con storie che vengono anche da lontano, diverse tra loro ma con un denominatore comune: sofferenza, solitudine, tristezza, precarietà sociale o fisica. La città a volte si indigna, a volte respinge. In alcuni casi è solidale, in altri si fa giudice. Storie di vita su cui tanti si arrogano il diritto di intervenire per sentenziare. Apprendo con tristezza che una di queste fragilità cittadine non c’è più: Gianna. Apprendo dai suoi vicini, che in silenzio tante volte l’hanno aiutata, che una brutta caduta le ha stroncato l’esistenza. Con la sua dipartita cade il muro di pregiudizi nei suoi confronti, cade la cultura dello scarto. Ma che ce ne facciamo ora che non c’è più? Quante altre Gianna la nostra Comunità conosce, di cui deve farsi carico a partire dalle istituzioni? Gianna mi ha fermato qualche giorno dopo il mio insediamento. Cercava un alloggio ma mi ha raccontato che nessuno voleva farle il contratto. Aveva un sostegno economico dai servizi sociali ma il suo cruccio era la casa. Questo ho saputo di lei, dal suo racconto. Mi sarebbe venuta a trovare, voleva parlare, essere ascoltata. Oggi, la notizia della sua scomparsa». Le esequie si sono svolte nella Parrocchia di San Riccardo, in una zona lontana dal centro. Il manifesto:
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