Andria: simbolo fallico al Monumento ai Caduti. Un insulto a chi è morto in guerra

Uno scarabocchio. Un simbolo fallico capovolto. Una vergogna a cielo aperto. E’ quanto hanno potuto constatare i cittadini andriesi nelle ultime ore nel momento in cui si ammira lo splendido Monumento ai Caduti, recentemente riqualificato con l’introduzione della nuova statua della Vittoria Alata, nel Parco IV Novembre di Andria. Qualcuno, ancora non identificato, si è avvicinato al monumento scarabocchiando vigliaccamente sul muro.

Un insulto a cielo aperto a tutti coloro che sono deceduti in guerra. Come molti ricorderanno, il Monumento ai Caduti è al centro del Parco 4 Novembre, così come venne ribattezzata nel 1968 quest’area a verde pubblico, originariamente denominata “della Rimembranza“, in ricordo degli 800 andriesi Caduti nel I Conflitto mondiale. Progettato dall’ing. Riccardo Ceci, il monumento che si presenta con reminescenze dell’arte classica, fu costruito ed inaugurato nel 1930, ai tempi del podestà Pasquale Cafaro. In origine il monumento culminava con una statua in bronzo raffigurante la “Vittoria alata”. Questa fu donata alla Patria, in periodo di guerra, per contribuire alla fabbricazione dell’armamento bellico. Il 2 giugno del 2011, dopo quasi 80 anni, su sollecitazione delle Associazioni cittadini e d’arme, la copia esatta dell’originaria statua della Vittoria alata è stata ricostruita e ricollocata dall’Amministrazione comunale alla sommità dell’arco centrale dell’edificio.

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Insomma, ancora una volta Andria è divisa in due grandi blocchi: gente pulita, civile, cosciente, empatica, generosa e rispettosa, e dall’altra parte (siamo certi, una minoranza), soggetti che forse non dovrebbero nemmeno meritarsi di avere la nostra cittadinanza. Soggetti che, siamo certi, potrebbero benissimo essere individuati, identificati e come minimo sanzionati dalla Polizia Municipale, magari, immaginiamo, grazie all’ausilio degli impianti di videosorveglianza posti nei pressi di quell’area.

Su Facebook è stata diffusa una Foto che mostra questo scempio (a tal proposito, ricordiamo inoltre che scrivendo un messaggio al numero 353 3187906 è possibile effettuare segnalazioni e partecipare al gruppo Whatsapp per seguire tutte le news in tempo reale oppure iscrivendosi al gruppo Telegram cliccando qui o anche iscrivendosi al gruppo Facebook cliccando qui). Uno scatto fotografico: 

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E’ un atto doveroso. Per il rispetto di quegli andriesi morti in guerra, uccisi barbaramente dalle mitragliatrici. Molti di loro erano giovanissimi. A tal proposito vogliamo riportare qui sotto in anteprima la prima parte di una serie di racconti che il signor Vincenzo Santovito (andriese, in passato marinaio), ha voluto donarci: 

1918-2018: cent’anni sono trascorsi e iniziando dal primo mese vogliamo onorare alcuni eventi storici della prima guerra mondiale. Nel 1882 l’Italia entrava a far parte della Triplice Alleanza, Austria-Ungheria e Germania. Nel 1915, il 3 maggio, la Triplice Alleanza viene abrogata. Alcune settimane più tardi l’Italia dichiara guerra all’Austria. Si tracciano le nuove linee di confine, partendo dalle frontiere svizzere e austriache, arrivando sino al mare per una lunghezza di circa seicento chilometri”.

“Il generale Luigi Cadorna viene nominato Capo di Stato maggiore. Si da inizio ad una lunga e sfibrante guerra di posizione. Nell’agosto del 1916 la guerra si estende anche alla Germania, provocando un crollo spaventoso del nostro schieramento e per tale motivo avviene la caduta di Caporetto”.

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“Le operazioni di guerra si spostano da Caporetto sino al fiume Piave. Si crea una situazione delicata. Migliaia sono i profughi che abbandonano precipitosamente le zone invase. I fiumi con le loro piene aggravano la situazione. Il Generale Cadorna e il Generale De Giorgio cercano di limitare l’avanzata degli avversari, scegliendo il Piave per una nuova linea di difesa. Il 9 novembre 1916 le armate italiane sono trasferite al di qua del fiume Piave. Di qui sono tantissimi gli appelli. Il Generale Cadorna con dure parole invita il popolo italiano a combattere, rivolgendosi alla coscienza: “Morire, non ripiegare!”. E’ l’ultima frase del suo ultimo discorso. Un’ora più tardi viene rimosso dalla carica di Capo di Stato Maggiore da Armando Diaz”.

“Durante la battaglia di Caporetto il comandante dell’armata Capello, che sosteneva l’offensiva e Cadorna la difensiva, mentre i due comandanti giocavano non si riusciva ad avere una linea di difesa. Tutto ciò accadeva tra il 18 settembre e il 23 di ottobre del 1916. La seconda armata venne sorpresa il giorno 24 ottobre. La Brigata Potenza non era ancora sulla linea della difesa. I collegamenti tra la 19^, la 3^ e la 46^ Divisione erano scarsissime. L’Artiglieria era di scarso rendimento. Di tale disfatta non si poteva dar di certo delle responsabilità ai Santi. In tale battaglia i caduti furono migliaia. Dopo la disfatta di Caporetto la realtà della guerra coinvolse tutta la Nazione. Nei territori coinvolti in preda al panico gli abitanti terrorizzati fuggivano. I profughi si disseminarono in ogni parte d’Italia. Il Re non si perse d’animo e in un suo discorso invitando tutti ad essere un solo esercito chiudendo con una sola voce: “tutti siamo pronti a dare tutto per la vittoria e per l’onore d’Italia””.

“Gli italiani che né la Nazione né tantomeno l’esercito hanno meritato Caporetto. L’umiliazione è grande tanto quanto l’orgoglio si risveglia e si riscuote. Vogliono vendicare l’umiliazione. Vittorio Emanuele Orlando, Capo di Governo, attua delle decise riforme. Dà più assistenza ai soldati e alle famiglie. SI riprende più fiducia; dal Nord al più profondo Sud mentre sulla linea del Piave i nostri valorosi soldati la presiedono. Gabriele D’Annunzio non rimane inerme e dice: “vi sono in Italia fiumi viventi? Conclude: “e di quest’acqua voi potete dissetare le vostre donne, i vostri figli, i vostri vecchi, il Piave. Questo fiume è la vena maestra della vostra vita, la vena profonda del cuore della Patria. Se si spezza il cuore si arresta” – conclude Santovito nel suo racconto

Un ultimo messaggio all’autore del gesto: a te che hai fatto quel disegno sul Monumento ai Caduti di Andria, cosa avresti voluto dimostrare? Un dissenso? Ebbene, tutti siamo contrari alla guerra, ma tutti dovremmo essere favorevoli alla conoscenza della nostra Storia. Così facendo, caro disegnatore anonimo (ma speriamo ancora per poco!) non hai fatto altro che dimostrare di essere soltanto ignorante. Ti auguriamo di essere individuato dalle forze dell’ordine e di essere come minimo sanzionato. Magari così potresti imparare qualcosa di nuovo che ti servirà per il resto della tua vita: il rispetto

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