Vaiolo delle scimmie nella BAT: confermato primo caso presso l’ospedale “Dimiccoli” di Barletta

Primo caso accertato di vaiolo delle scimmie anche nella sesta provincia pugliese dove un uomo è stato sottoposto a cure in un ospedale della Provincia BAT:

Stando a quanto si apprende, l’uomo ha accusato stanchezza eccessiva e spossatezza oltre ad aver constatato la presenza di lesioni sospette ed ingrossamento dei linfonodi. Il tutto si è verificato a distanza di pochissimo tempo dopo il rientro Marocco. Il malato – un giovane del luogo – è stato visitato presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Dimiccoli” di Barletta. Il vaiolo delle scimmie (Monkeypox, MPX) è una malattia causata dal virus del vaiolo delle scimmie (MPXV). È una zoonosi virale cioè può diffondersi dagli animali all’uomo ma può anche diffondersi tra le persone. Il vaiolo delle scimmie si può presentare clinicamente in modo differente: alcune persone presentano sintomi lievi, raramente asintomatiche, altre possono sviluppare sintomi più gravi e quindi necessitare l’ospedalizzazione. Le persone a più alto rischio di malattie gravi o complicanze sono le donne in gravidanza, i bambini e le persone immunocompromesse. I sintomi più comuni del vaiolo delle scimmie includono febbre, sonnolenza, dolori muscolari e mal di testa. L’eruzione cutanea si sviluppa di solito da uno a tre giorni dopo l’inizio della febbre ma può anche presentarsi prima dei sintomi generali. Interessa soprattutto le aree ano-genitali, il tronco, le braccia e le gambe, il viso, i palmi delle mani e le piante dei piedi, a volte le lesioni possono essere scarse e/o limitate solo alle aree genitali o peri-anali. Nel 5% dei casi la manifestazione di esordio può essere rappresentata da lesioni a livello del cavo oro-faringeo. Le lesioni cutanee spesso si presentano come macule, che tendono ad evolversi in papule, vescicole, pustole, croste. I sintomi in genere durano da due a tre settimane e di solito scompaiono da soli o con cure di supporto, come farmaci per il dolore o la febbre. Il periodo infettivo deve essere considerato a partire dalla comparsa dei primi sintomi fino alla caduta delle croste di tutte le lesioni e la formazione di nuova pelle. Chiunque abbia sintomi compatibili con il vaiolo delle scimmie o che è stato a contatto stretto con un caso confermato di MPX deve consultare subito il proprio medico curante. Nell’attuale focolaio, nella maggior parte dei casi i sintomi del vaiolo delle scimmie scompaiono da soli entro poche settimane. Alcune persone sono a più alto rischio di malattie gravi o complicanze: donne in gravidanza, bambini e persone immunocompromesse. Le complicazioni includono infezioni cutanee secondarie, broncopolmoniti, sepsi, encefaliti e infezione della cornea. Una persona affetta da vaiolo delle scimmie è infettiva a partire dalla comparsa dei sintomi prodromici fino alla caduta delle croste di tutte le lesioni e la formazione di nuova pelle:

La trasmissione può avvenire attraverso il contatto fisico stretto (faccia a faccia, pelle a pelle, bocca a bocca o bocca a pelle), compresa l’attività sessuale, con una persona infetta, con i suoi fluidi corporei o le sue lesioni cutanee. Non è ancora noto se il virus possa essere trasmesso sessualmente attraverso i fluidi genitali. Il virus può essere trasmesso anche da oggetti contaminati quali vestiti, lenzuola, asciugamani, posate, dispositivi elettronici e superfici. Ulcere, lesioni o piaghe della bocca possono essere infettive e il virus può diffondersi attraverso il contatto diretto con la bocca, droplet respiratorie e probabilmente attraverso aerosol a corto raggio. Il virus può anche diffondersi da una donna in gravidanza al feto, dopo la nascita attraverso il contatto pelle a pelle, o da un genitore infetto a un neonato o bambino per contatto stretto.  Le persone che sono contatto stretto, compresi gli operatori sanitari, i membri della famiglia e i partner sessuali, sono quindi a maggior rischio di infezione. Il vaiolo delle scimmie può diffondersi alle persone quando entrano in contatto fisico con un animale infetto. Gli ospiti animali sono roditori e primati. Il rischio di contrarre il vaiolo delle scimmie dagli animali può essere ridotto evitando il contatto non protetto con animali selvatici, in particolare quelli malati o morti. Nei paesi endemici in cui gli animali sono portatori del vaiolo delle scimmie, tutti gli alimenti contenenti carne o parti di animali devono essere cucinati accuratamente prima di essere ingeriti.

 

Sebbene non siano stati documentati casi di persone che abbiano trasmesso il vaiolo delle scimmie agli animali, esiste un rischio potenziale. I casi confermati o sospetti MPX devono evitare il contatto con qualsiasi mammifero da compagnia, in particolare con i roditori e lagomorfi da compagnia (topi, ratti, criceti, gerbilli, porcellini d’India, scoiattoli, conigli, ecc.). Eventuali contatti recenti con questi animali domestici devono essere riferiti alle autorità sanitarie al fine di garantire la possibilità di mettere in quarantena e testare animali con sintomi potenzialmente riferibili a MPX (febbre, mancanza di appetito, tosse, secrezioni nasali o croste, congiuntivite, eruzioni cutanee come pustole e vescicole, in particolare sulle orecchie e intorno alle labbra). La maggior parte dei casi segnalati di vaiolo delle scimmie è stata rilevata nei maschi tra i 18 e i 50 anni e, per ora, principalmente – ma non esclusivamente – tra gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM). Tuttavia, il virus può essere trasmesso a tutti. Le persone più a rischio sono quelle che convivono o che hanno contatti stretti (compreso il contatto sessuale) con un caso di vaiolo delle scimmie, o che hanno contatti regolari con animali che potrebbero essere infetti. Gli operatori sanitari che assistono pazienti con sospetto o accertato vaiolo delle scimmie devono seguire le misure di prevenzione e controllo delle infezioni (PCI) per proteggersi. I neonati, i bambini piccoli e le persone immunocompromesse possono essere a rischio di forme più gravi e, in rari casi, di decesso per vaiolo delle scimmie. Le persone vaccinate contro il vaiolo possono avere una certa protezione contro il vaiolo delle scimmie. Tuttavia, è improbabile che i giovani siano stati vaccinati contro il vaiolo perché tale vaccinazione in Italia è stata sospesa nel 1977 e ufficialmente abrogata nel 1981. Le persone che sono state vaccinate contro il vaiolo devono continuare a prendere precauzioni per proteggere sé stessi e gli altri.  Per proteggere sé stessi e ridurre il rischio di contrarre il vaiolo delle scimmie:

  • evitare il contatto stretto con casi sospetti o confermati di MPX e con animali infetti;
  • pulire e disinfettare gli ambienti che potrebbero essere stati contaminati da una persona malata.

Per proteggere gli altri:

se si pensa di avere il vaiolo delle scimmie, informare il medico curante, isolarsi dagli altri ed evitare i contatti stretti, compresa l’attività sessuale, fino ad esclusione di MPX. In caso di conferma della malattia, isolarsi dagli altri fino alla caduta delle croste dell’eruzione cutanea, che indica la fine dell’infezione. Questo impedirà di trasmettere il virus ad altri. In presenza di segni e sintomi che non richiedono ricovero, il caso confermato – se le condizioni abitative e igienico-sanitarie lo consentono – può essere seguito al domicilio, in regime di isolamento anche rispetto ai conviventi ed eventuali altre persone che prestano assistenza. Il soggetto sarà informato dalle autorità sanitarie locali circa il rispetto di tutte le misure igienico-comportamentali da attuare al fine di prevenire la diffusione della malattia ad altre persone. Si raccomanda per i contatti stretti di un caso confermato di vaiolo delle scimmie:

  • auto-monitoraggio della febbre (almeno due volte al giorno) o di altra sintomatologia riconducibile a MPX (mal di testa, mal di schiena, linfoadenopatia ecc.) o eruzione cutanea da causa sconosciuta nei 21 giorni dall’ultima esposizione al caso. All’eventuale comparsa dei sintomi, informare tempestivamente il Dipartimento di Prevenzione e il medico curante, auto-isolarsi e evitare i contatti stretti compresa l’attività sessuale fino ad esclusione di MPX;
  • astenersi dalle attività sessuali per 21 giorni dopo l’ultima esposizione o finché non si esclude l’MPX;
  • praticare un’attenta igiene delle mani e respiratoria (coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, con fazzoletti monouso da smaltire correttamente e lavarsi spesso le mani);
  • evitare il contatto con persone immunocompromesse, bambini sotto i 12 anni e donne in gravidanza per 21 giorni dopo l’ultima esposizione;
  • evitare il contatto stretto diretto con animali, inclusi gli animali domestici, per 21 giorni dopo l’ultima esposizione;
  • evitare di donare sangue, cellule, tessuti, organi, latte materno o sperma mentre si è in regime di sorveglianza.

I contatti asintomatici che controllano adeguatamente e regolarmente il loro stato possono continuare le attività quotidiane di routine come andare al lavoro e frequentare la scuola (la quarantena non è necessaria). Le autorità sanitarie locali possono scegliere di escludere i bambini in età prescolare da asili nido, scuole materne o altri ambienti di gruppo. In specifici contesti ambientali ed epidemiologici, sulla base delle valutazioni delle autorità sanitarie, potrebbe essere richiesta l’applicazione di misure quarantenarie. La decisione di eseguire il test deve essere basata su criteri sia clinici che epidemiologici. Il tipo di campione raccomandato per l’esecuzione dei test è il materiale prelevato dalle lesioni cutanee, inclusi i tamponi di essudato della lesione, frammenti di cute prelevati dalla superficie di più lesioni, o croste della lesione. La conferma dell’infezione da MPXV è basata su test PCR e/o real-time PCR, usati da soli o in combinazione col sequenziamento. I test sierologici sono utili, ma da soli non sono sufficienti per la diagnosi di infezione da MPXV. I laboratori per l’esecuzione dei test diagnostici devono avere dei requisiti minimi fondamentali di biosicurezza e capacità diagnostiche adeguate. I casi MPX devono:

  • rimanere in isolamento in stanza dedicata, quando sono a casa;
  • utilizzare oggetti domestici dedicati (vestiti, lenzuola, asciugamani, utensili per mangiare, piatti, bicchieri), che non devono essere condivisi con altri membri della famiglia;
  • evitare il contatto con persone immunocompromesse, bambini sotto i 12 anni e donne in gravidanza fino alla guarigione dell’eruzione cutanea;
  • evitare contatti stretti o intimi (abbracci, baci, contatti prolungati faccia a faccia in spazi chiusi) con altre persone fino alla completa guarigione dell’eruzione cutanea;
  • provvedere ad un’accurata igiene delle mani e respiratoria (per il caso e per tutti i membri della famiglia);
  • utilizzare una mascherina chirurgica in caso di contatto con altre persone;
  • astenersi dall’attività sessuale fino alla caduta delle croste. I casi devono essere consapevoli che l’uso del preservativo da solo non può fornire una protezione completa contro l’infezione da MPXV, poiché la sua trasmissione avviene mediante il contatto con le lesioni cutanee;
  • lasciare la propria abitazione solo temporaneamente (per recarsi a visite mediche e per effettuare esercizio fisico necessario per la propria stabilità mentale), a condizione che si indossi una mascherina chirurgica e che l’eruzione cutanea sia coperta (vestiti con maniche e pantaloni lunghi);
  • evitare il contatto con qualsiasi mammifero da compagnia, in particolare con i roditori e lagomorfi da compagnia (topi, ratti, criceti, gerbilli, porcellini d’India, scoiattoli, conigli, ecc.). Eventuali contatti recenti con questi animali domestici devono essere registrati e riportati alle autorità sanitarie locali al fine di garantire la possibilità di mettere in quarantena e testare animali con sintomi potenzialmente riferibili a MPX (febbre, mancanza di appetito, tosse, secrezioni nasali o croste, congiuntivite, eruzioni cutanee come pustole e vescicole, in particolare sulle orecchie e intorno alle labbra).

Per la gestione dei rifiuti urbani (domestici) dei malati da vaiolo delle scimmie si raccomanda di interrompere la raccolta differenziata, indipendentemente dalla loro natura (vetro, metallo, rifiuti organici, plastica, carta, ecc.), con l’accortezza di confezionarli in modo da non danneggiare e/o contaminare esternamente i sacchi (utilizzando ad esempio guanti monouso). In presenza di oggetti taglienti, a punta o comunque in grado di provocare lacerazioni dell’involucro (oggetti o frammenti in vetro o metallo), si raccomanda di evitare di produrre lacerazioni dei sacchi, con conseguente rischio di fuoriuscita del loro contenuto, ad esempio avvolgendoli in carta. È inoltre opportuno raccogliere tutti i rifiuti personali (come fazzoletti usati, bende/garze venute a contatto con i fluidi corporei o le lesioni cutanee) e i panni monouso utilizzati per la pulizia ed inserirli in una busta separata e chiusa, prima di essere introdotti nel sacco dei rifiuti indifferenziati. Infine, dovranno essere utilizzati almeno due sacchetti uno dentro l’altro o in numero maggiore in dipendenza della loro resistenza meccanica. Tale scelta è indicata per limitare il più possibile errori nella raccolta e nel conferimento dei rifiuti a salvaguardia della sicurezza in ambito domestico e della salute degli operatori ecologici addetti alla raccolta dei rifiuti. Si. Recentemente è stato approvato un vaccino per prevenire il vaiolo delle scimmie. L’OMS attualmente non raccomanda la vaccinazione di massa. I vaccini attualmente disponibili contro il virus del vaiolo possano garantire una certa efficacia anche nei confronti della malattia del vaiolo delle scimmie, sebbene i dati a supporto di tale ipotesi al momento siano ancora limitati. I vaccini originali contro il vaiolo non sono più disponibili al pubblico. È improbabile che le persone di età inferiore ai 40-50 anni siano state vaccinate, poiché la vaccinazione contro il vaiolo in Italia è stata sospesa nel 1977 e ufficialmente abrogata nel 1981. Il vaiolo è la prima malattia al mondo ad essere stata dichiarata eradicata nel 1980.  Al momento, la modalità di contagio e la velocità di diffusione, così come l’efficacia delle misure non farmacologiche fanno escludere la necessità di una campagna vaccinale di massa. Tenuto conto dell’attuale scenario epidemico e della limitata disponibilità di dosi, la vaccinazione, come profilassi pre-esposizione a partire dai 18 anni di età, verrà offerta inizialmente a:

  • personale di laboratorio con possibile esposizione diretta a orthopoxvirus.
  • persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM), che rientrano nei seguenti criteri di rischio:
  • storia recente (ultimi 3 mesi) con più partner sessuali;

e/o 

  • partecipazione a eventi di sesso di gruppo;

e/o

  • partecipazione a incontri sessuali in locali/club/cruising/saune;

e/o

  • recente infezione sessualmente trasmessa (almeno un episodio nell’ultimo anno);

e/o

  • abitudine alla pratica di associare gli atti sessuali al consumo di droghe chimiche (Chemsex).

La vaccinazione comincerà nelle Regioni con il più alto numero di casi segnalati: Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Veneto.

 

JYNNEOS (MVA-BN) è un vaccino indicato per la prevenzione del vaiolo e del vaiolo delle scimmie nei soggetti a partire dai 18 anni di età, ad alto rischio di infezione. In caso di vaccinazione primaria (soggetti non vaccinati in precedenza contro il virus del vaiolo o con MVA-BN): due dosi (0.5 mL) a distanza di almeno quattro settimane (28 giorni) l’una dall’altra. Per la vaccinazione di richiamo: una sola dose (0.5 mL) a chiunque abbia ricevuto in passato almeno una dose di vaccino antivaiolo o di MVA-BN o che abbia concluso il ciclo vaccinale di due dosi di MVA-BN da oltre due anni. È necessario consultare sempre il proprio medico per le indicazioni riguardanti la malattia ed eventuali misure farmacologiche. Specifici antivirali possono essere presi in considerazione a giudizio del medico curante, in casi selezionati. Molti anni di ricerca sulle terapie per il vaiolo hanno portato a sviluppare prodotti utilizzabili anche per il trattamento del vaiolo delle scimmie. Un antivirale sviluppato per il trattamento del vaiolo (tecovirimat) è stato approvato per il trattamento del vaiolo delle scimmie, nel gennaio 2022, dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA).

È attualmente in corso un’epidemia di vaiolo delle scimmie in più paesi che non avevano precedentemente segnalato casi di vaiolo delle scimmie, in Europa, nelle Americhe, in Africa, nel Pacifico occidentale e nei paesi del Mediterraneo orientale. Nel 2022 sono stati segnalati più casi del normale in zone dell’Africa che avevano precedentemente segnalato casi, come la Nigeria, la Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica Centrafricana.

Il vaiolo delle scimmie è stato segnalato in alcuni paesi africani negli anni precedenti l’inizio di questo focolaio. Questi includono Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Liberia, Nigeria e Sierra Leone. Alcuni di questi paesi hanno avuto solo pochi casi e altri hanno avuto focolai persistenti o ricorrenti. Casi occasionali in altri paesi sono stati collegati a viaggi dalla Nigeria. L’attuale focolaio che colpisce molti paesi contemporaneamente non è tipico dei focolai precedenti. Il nostro Paese sta collaborando con le Regioni/PA, le società scientifiche, la società civile, l’Istituto Superiore di Sanità, l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive IRCSS ‘Lazzaro Spallanzani’, gli organismi comunitari ed internazionali per migliorare la sorveglianza e fornire indicazioni su come fermare la diffusione e come prendersi cura delle persone infette. Molti paesi in cui il vaiolo delle scimmie non è endemico hanno segnalato casi nel 2022 e il numero più alto di casi è attualmente segnalato da paesi delle regioni europea e delle Americhe dell’OMS. La maggior parte dei casi segnalati di vaiolo delle scimmie è stata rilevata nei maschi tra i 18 e i 50 anni e, per ora, principalmente – ma non esclusivamente – tra gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM). Tuttavia, il virus può essere trasmesso a tutti. Si è osservato anche un aumento significativo del numero di casi nei paesi dell’Africa occidentale e centrale, con un’apparente differenza nel profilo demografico mantenuta rispetto a quella osservata in Europa e nelle Americhe, con più donne e bambini tra i casi. L’ECDC e l’Ufficio regionale per l’Europa dell’OMS forniscono aggiornamenti settimanali per i paesi della regione europea dell’OMS (https://monkeypoxreport.ecdc.europa.eu/).

Il Ministero della Salute ha attivato un Sistema di sorveglianza con le Regioni e le Province autonome sui casi di vaiolo delle scimmie e pubblica un bollettino ogni martedì e venerdì (https://www.salute.gov.it/portale/malattieInfettive/dettaglioSchedeMalattieInfettive.jsp?lingua=italiano&id=254&area=Malattie%20infettive&menu=indiceAZ&tab=1). Il primo caso in Italia è stato confermato il 20 maggio 2022.

 

L’Organizzazione mondiale della sanità il 23 luglio 2022 ha dichiarato il vaiolo delle scimmie (Monkeypox) ‘un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale (PHEIC)’. Il vaiolo delle scimmie non è contagioso come altre infezioni perché richiede un contatto stretto con qualcuno che è infetto (p. es., pelle a pelle, faccia a faccia, bocca a pelle o bocca a bocca), con un ambiente contaminato o con un animale infetto per diffondersi tra le persone.  Per controllare questo focolaio si sta lavorando a stretto contatto con le comunità e i gruppi a più alto rischio per interrompere la trasmissione. È essenziale che tutti lavorino insieme per fermare la diffusione conoscendo il proprio rischio e intervenendo per ridurlo. Il vaiolo delle scimmie può essere trasmesso a chiunque, indipendentemente dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere, attraverso il contatto con fluidi corporei, contatto con le lesioni o oggetti condivisi. Può diffondersi da persona a persona attraverso il contatto fisico stretto, anche attraverso baci, abbracci, sesso orale e penetrativo vaginale o anale con una persona infetta. Chiunque abbia eruzioni cutanee o lesioni cutanee nuove e insolite deve evitare il contatto sessuale fino a quando non sono state escluse infezioni a trasmissione sessuale (IST) e il vaiolo delle scimmie. Il vaiolo delle scimmie può essere simile ad altre malattie infettive come la varicella, l’herpes e la sifilide. Nell’attuale focolaio molti casi sono stati identificati dai centri clinici per le malattie a trasmissione sessuale. L’eruzione cutanea può presentarsi con scarse lesioni e/o limitate solo alle aree genitali o peri-anali, bocca, gola.

Sebbene il virus del vaiolo delle scimmie sia stato riscontrato nello sperma, attualmente non è noto se il vaiolo delle scimmie possa essere trasmesso attraverso lo sperma o i fluidi vaginali. L’OMS consiglia alle persone con vaiolo delle scimmie di usare il preservativo per 12 settimane dopo la guarigione, finché non si saprà di più sui livelli del virus e sulla potenziale infettività dello sperma. Indossare il preservativo protegge inoltre da una serie di altre malattie sessualmente trasmissibili. Il virus non si diffonde solo attraverso il contatto sessuale ma anche attraverso qualsiasi forma di contatto stretto con una persona malata. Le persone conviventi sono quelle più a rischio. Attorno a questo focolaio di vaiolo delle scimmie sono circolati messaggi che stigmatizzano alcune comunità. Tutti possono ammalarsi: chiunque abbia un contatto stretto di qualsiasi tipo con un caso di vaiolo delle scimmie è a rischio. In secondo luogo, stigmatizzare le persone a causa di una malattia è inaccettabile. Lo stigma può solo peggiorare le cose e ostacolare la lotta al virus. Chiunque abbia un contatto stretto con un caso di vaiolo delle scimmie è a rischio di infezione. Se non trattata l’HIV può indebolire il sistema immunitario. Ci sono evidenze che essere immunocompromessi può aumentare il rischio di contrarre l’infezione se esposti al virus del vaiolo delle scimmie e di contrarre una forma grave di malattia o morire. Le persone con HIV che conoscono il loro stato sierologico, hanno accesso alle cure e sono correttamente in trattamento possono raggiungere una viremia stabilmente soppressa. Ciò significa che il loro sistema immunitario è meno vulnerabile ad altre infezioni di quanto lo sarebbe senza trattamento. Molte persone nell’attuale focolaio sono sieropositive, ma ci sono stati pochi casi gravi, probabilmente perché l’infezione da HIV era ben controllata.

Le persone con più partner sessuali, comprese le persone che vivono con l’HIV, sono incoraggiate ad adottare le misure per ridurre il rischio di esposizione al vaiolo delle scimmie evitando il contatto stretto con chiunque abbia sintomi. Ridurre il numero di partner sessuali può ridurre il rischio.  Al momento, non è ancora noto se avere la malattia COVID-19 o post COVID-19 (long COVID) renda più vulnerabili al vaiolo delle scimmie. Sono necessari ulteriori studi su pazienti che hanno o hanno avuto un’infezione da SARS-CoV-2 o post-COVID-19 e che ora sono affette da vaiolo delle scimmie.  Le persone attualmente con COVID-19 devono rispettare le indicazioni di isolamento al momento vigenti ed evitare il contatto con gli altri per prevenire la trasmissione del SARS-CoV-2 e monitorare i sintomi per poter ricevere le giuste cure.  I bambini possono contrarre il vaiolo delle scimmie se hanno un contatto stretto con una persona sintomatica. I dati dei paesi precedentemente colpiti mostrano che i bambini sono in genere più inclini a malattie gravi rispetto agli adolescenti e agli adulti. L’eruzione cutanea da vaiolo delle scimmie può essere confusa con altre malattie infantili comuni, come la varicella e altre infezioni virali. I bambini devono essere attentamente monitorati fino alla guarigione. Se un bambino viene ricoverato in ospedale, un genitore o un caregiver sano e a basso rischio di vaiolo delle scimmie potrà isolarsi con lui. Nell’attuale epidemia sono pochi i bambini con vaiolo delle scimmie.

 

Sono necessari ulteriori studi per comprendere meglio i rischi del vaiolo delle scimmie in gravidanza e come il virus possa essere trasmesso al feto in utero o al neonato durante o dopo il parto o durante l’allattamento. Le informazioni disponibili suggeriscono che contrarre il vaiolo delle scimmie durante la gravidanza può essere pericoloso per il feto. Le donne in gravidanza devono evitare il contatto stretto con chiunque abbia il vaiolo delle scimmie.  In caso di esposizione a un caso o se si sviluppano sintomi compatibili con il vaiolo delle scimmie, contattare il medico curante per accedere ai test diagnostici e alle cure del caso.  Esistono protocolli rigorosi per le persone che donano il sangue. Non sono stati segnalati casi di trasmissione del vaiolo delle scimmie attraverso trasfusioni di sangue.

Fonte:

Ministero della Salute, Direzione generale della Prevenzione sanitaria

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