Coldiretti Puglia: “se aspartame cancerogeno, salta nutriscore dell’Ue”

Se l’aspartame sarà dichiarato cancerogeno dovrà essere definitivamente detta la parola fine a ogni possibilità di presentare a livello di Unione Europea una proposta di etichetta a colori Nutriscore che attualmente nei supermercati boccia con il colore rosso cibi con zuccheri naturali e promuove con quello verde le piu’ note bibite gassate ricche di aspartame, di cui non si conosce neanche la ricetta completa. E’ quanto affermato da Coldiretti, nel corso del confronto promosso dall’Università degli Studi di Bari A. Moro e dall’Università degli Studi di Foggia, insieme al MISE, al Dare Puglia (Distretto Tecnologico Agroalimentare Regionale), in collaborazione con le Associazioni dei Consumatori Regionali Adusbef, Codacons, Federconsumatori Puglia, Confconsumatori, U.Di.Con., presso la Coldiretti di Foggia.

Una novità che – sottolinea la Coldiretti Puglia – dovrebbe metterne in dubbio la legittimità di utilizzo anche nei paesi in cui l’etichetta Nutriscore è già stata adottata, come Francia. “Il nutriscore e le etichette a semaforo finiscono per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. Si rischia di promuovere cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero e di sfavorire elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva considerato il simbolo della dieta mediterranea nel mondo”, ha detto Mario De Matteo, presidente di Coldiretti Foggia.

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Dall’olio extravergine d’oliva ai formaggi fino ai salumi sono solo alcuni dei prodotti di qualità del Made in Italy a tavola bocciati senza appello dall’etichetta a colori nutriscore che rischia di affermarsi in Europa, con i bollini allarmistici che, basandosi sulla presenza di determinate sostanze calcolate su 100 grammi di prodotto e non sulle effettive quantità utilizzate, favoriscono prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta e finiscono per escludere paradossalmente alimenti sani e naturali – afferma Coldiretti Puglia – con un grave danno per il sistema agroalimentare italiano proprio in un momento in cui potrebbe essere l’elemento di traino di un piano strategico di internazionalizzazione per far crescere la presenza del Made in Italy sui mercati stranieri.

I sistemi allarmistici di etichettatura a semaforo – continua la Coldiretti Puglia – si concentrano esclusivamente su un numero molto limitato di sostanze nutritive (ad esempio zucchero, grassi e sale) e sull’assunzione di energia senza tenere conto delle porzioni, escludendo paradossalmente dalla dieta ben l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine. L’equilibrio nutrizionale – precisa la Coldiretti Puglia – non va ricercato nel singolo prodotto ma nell’equilibrio tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e per questo non sono accettabili etichette semplicistiche che allarmano o scoraggiano il consumo di uno specifico prodotto. In questo modo si finisce paradossalmente per escludere eccellenze – continua Coldiretti – della Dieta mediterranea, dall’olio extravergine d’oliva al Parmigiano Reggiano, a vantaggio di prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.

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Nato in Francia, il nutriscore è stato adottato con decreto governativo anche da Belgio e Germania, Lussemburgo – continua la Coldiretti Puglia –e l’Olanda è in procinto di impiegarlo. In Portogallo, Austria e Slovenia il nutriscore è stato invece adottato da grandi multinazionali alimentari, mentre in Spagna, paese mediterraneo come l’Italia, è oggetto di un acceso dibattito. Lo stesso problema presenta In Gran Bretagna il sistema del “traffic light” – rileva Coldiretti regionale – che misura con i tre colori tipici del semaforo (verde, giallo e rosso) il quantitativo di nutrienti principali contenuti negli alimenti: grassi (di cui saturi), zuccheri e sale. Un modello che potrebbe essere adottato anche in India, mentre in Sudamerica rischia di fare scuola il bollino nero cileno – prosegue Coldiretti – che sconsiglia di fatto l’acquisto di prodotti come il Parmigiano, il Gorgonzola, il prosciutto e, addirittura, gli gnocchi, e a cui potrebbero guardare il Brasile e il Perù. L’Australia si potrebbe dotare presto di un sistema a stelle (Health star rating) che come il nutriscore sui basa sulla presenza di determinate sostanze in 100 grammi di prodotto.

L’agroalimentare tricolore è una ricchezza del Paese che viene ora messa a rischio dal diffondersi in tutto il mondo di sistemi di informazione fuorvianti, discriminatori ed incompleti che – rileva Coldiretti – ingannano i consumatori inducendoli di fatto a preferire prodotti di minore qualità ed escludendo dalle loro tavola prodotti come l’olio extravergine d’oliva, simbolo della Dieta Mediterranea, non a caso iscritta nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco ed eletta migliore dieta al mondo del 2020 davanti alla dash e alla flexariana, sulla base del best diets ranking elaborato dal media statunitense U.S. News & World’s Report’s. Modelli spinti dalle multinazionali che cercano – denuncia Coldiretti – di influenzare i consumatori anziché informarli, con l’obiettivo di sostituire sulle tavole cibi naturali presenti da centinaia di anni nella dieta con prodotti fatti con ingredienti di sintesi e a basso costo spacciandoli per più salutari, dalla carne fino alle bevande. Un danno incalcolabile per la salute dei cittadini e per la ricchezza, la varietà, l’unicità del modello agricolo e alimentare italiano.

A preoccupare – continua la Coldiretti – sono anche i recenti orientamenti salutistici dell’Unione Europea con ipotesi di etichette allarmistiche, politiche fiscali penalizzanti e tagli alla promozione per prodotti come carni, salumi e vino che rappresentano la componente principale in termini di numero e di valore della Dop economy. La demonizzazione di questi prodotti – conclude Coldiretti – coincide in maniera evidente con la propaganda del passaggio a una dieta unica mondiale, dove il cibo sintetico si candida a sostituire quello naturale.

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