Incendio di sterpaglie ad Andria: un’usanza pericolosa e illegale che mette a rischio vita e ambiente

Diteci se tutto ciò è “normale”: bruciare sterpaglie in maniera estesa, mettendo a rischio un intero territorio. E’ quanto denuncia il nostro concittadino ecologista Nicola Montepulciano dalla zona rurale di via Corato dove fumi si sono sprigionati da un incendio sicuramente appiccato da qualcuno, molto probabilmente nel goffo (e pericoloso) tentativo di eliminare le specie botaniche selvatiche sgradite alle attività agricole:

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Taluni giustificheranno il gesto, altri lo condanneranno. Fatto sta che ci sono ben altri modi per intervenire sul suolo agricolo, senz’altro molto meno pericolosi e meno impattati dal punto di vista dell’inquinamento atmosferico. Ricordiamo che simili episodi hanno causato, nei mesi scorsi, anche importanti incendi incontrollati nella zona di Castel del Monte. Un’usanza – quella della della combustione di sterpaglie, vietata: secondo la legge italiana, il bruciare sterpaglie è considerato un reato ambientale. L’articolo 192 del Decreto Legislativo n. 152 del 2006, noto come Testo Unico sull’Ambiente, vieta il bruciare rifiuti all’aperto, comprese le sterpaglie, e prevede sanzioni per chi lo fa. Inoltre, l’Art. 256 del Codice dell’Ambiente (D. Lgs. n° 152/2006) vieta esplicitamente di bruciare rifiuti di qualsiasi tipo, anche provenienti da attività agricole e agroindustriali. A questo, si aggiunge l’articolo 844 del Codice civile che vieta le immissioni che superano la soglia di normale tollerabilità.

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