“Nel centro storico di Andria perversione e schiamazzi notturni, molte attività hanno chiuso. Salviamolo dal degrado”

Dura l’analisi dell’associazione di categoria Unibat che in un nuovo comunicato stampa osserva: “Un’estate senza identità e senza alcuna minima attrattiva. Una città in progressivo declino che i cittadini ed i commercianti non accettano e che ritengono sia una penalizzazione ingiusta ed immeritata. In particolare, l’intero centro storico della città federiciana continua a risentire delle conseguenze di vari fattori concomitanti, tutti negativi, che sono alla base dello scollamento che si vive in città. Sui social si susseguono freneticamente i post dei residenti che lamentano lo stato di abbandono del centro storico andriese e di tutto quello che ogni sera sono costretti a subire:

schiamazzi notturni, atti di perversione in luogo pubblico, festeggiamenti di compleanni ed eventi con abbondante abbandono di rifiuti, di bottiglie e di residui derivanti da ubriacature e da abuso di alcol e di droghe, fuochi d’artificio in violazione delle norme. Una situazione che specie negli ultimi anni sta progressivamente degenerando a fronte di lamentate carenze di controlli e scarsa presenza delle forze dell’ordine a tutelare la salute pubblica, l’ordine pubblico e persino l’integrità mentale e fisica dei residenti”. La rabbia e la frustrazione dei residenti ma anche quella dei commercianti e dei pubblici esercenti che, attraverso la voce di Unibat-Unionecommercio, l’Associazione dell’Albo comunale sezione Attività Produttive dell’Attivista sindacale Savino Montaruli, dichiara:

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“c’era un Patto tra l’Amministrazione comunale, i residenti ed i commercianti che è stato completamente disatteso da parte dell’Ente Pubblico. Un Patto che abbiamo costruito con fatica mettendo insieme tutte le parti ma che oggi è carta straccia, purtroppo e non per colpa nostra. Le continue chiusure di esercizi commerciali e pubblici che, nel corso dei tredici anni fino al 2020, avevano ridato luce e vitalità al centro storico andriese ma anche fatto girare economia nella nostra città, anche grazie a quello che venne definito il Protocollo Giorgino/Lattanzio per il Centro Storico Andriese, poi ripreso dall’allora Assessore allo Sviluppo Economico Pietro Sgaramella. Un Protocollo scritto a sei mani coinvolgendo proprio tutti, che mirava a mantenere la vitalità commerciale del cuore cittadino coniugandola con le legittime aspettative ed esigenze dei residenti, attirando investimenti e valorizzando anche gli immobili pubblici e privati. Un lavoro certosino inclusivo che questa Amministrazione sta definitivamente portando alla distruzione, con il risultato che chi ancora resiste con le proprie attività lamenta cali di vendite di oltre il 40%, oltre ad insicurezza e persino paura in un luogo spesso oggetto di atti criminosi e di abusi. Un calo di vendite e di entusiasmo derivante anche dal continuo e progressivo abbandono della città da parte di adulti ma soprattutto di quei giovani che avevano ritrovato l’orgoglio di restare ad Andria e che oggi si vedono di nuovo costretti ad andare alla ricerca del divertimento e dello svago nelle città vicine. Un doppio danno causato anche dalla spesa che i cittadini andriesi sostengono per recarsi nelle altre città a cercare, trovandolo, il giusto ristoro e attenzione agli eventi popolari. Proprio la perdita di identità popolare è quell’elemento che sta facendo della città di Andria una realtà isolata ed emarginata. L’estate 2023 è stato il punto estremo di declino incominciato già da alcuni anni. Un’estate con una città morta, spenta e senza alcuna attrattiva né iniziative seppure proposte a costo zero e gratuite per i cittadini ma rigettate e non considerate dall’amministrazione comunale, come i mercatini di quartiere piuttosto che eventi serali di intrattenimento giovanile, sagre ed esibizioni di artisti locali. Altro che l’attesa del gran finale di cui parlano dal Palazzo:

gran finale di che, di cosa? Di quello che non c’è mai stato? Il mondo produttivo ed imprenditoriale sta soffrendo ed anche la condizione delicatissima che Andria vive dal punto di vista delle tensioni sociali e soprattutto della delinquenza diffusa che disincentiva gli investimenti sono il punto di non ritorno del quale però coloro che ne hanno la diretta responsabilità amministrativa sembrano fregarsene continuando a galleggiare nelle loro confort zone, autoassolvendosi, credendo che non stiano a capo della macchina amministrativa sofferente. Se solo prendessero umilmente atto dell’incoerenza, dell’inadeguatezza di una squadra che non si parla, che non gioca in team, che neppure si guarda in faccia allora ci sarebbe ancora un filo di speranza” – ha concluso il sindacalista e giornalista andriese.

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