Perché l’erba fresca può salvare Andria dagli incendi scatenati dagli irresponsabili

Torniamo a parlare dell’incendio di sterpaglie – quasi certamente di origine artificiale, segnalato nei giorni scorsi da Nicola Montepulciano nella periferia rurale di Andria – per sottolineare un dettaglio importante immortalato dalla fotocamera:

Il nostro concittadino ecologista ci ha infatti spinto a notare l’importanza della presenza di erba fresca: questa ha contenuto di umidità superiore all’80%, mentre l’erba secca ha un contenuto di umidità inferiore al 20%. Questa differenza di umidità rende l’erba fresca molto meno infiammabile dell’erba secca. Inoltre, l’erba fresca è costituita da steli e foglie che sono strettamente intrecciati tra loro. Questa densità crea una barriera fisica che può impedire alle fiamme di diffondersi. Le fiamme hanno bisogno di ossigeno per bruciare, e la densità dell’erba fresca può ostacolare il flusso di ossigeno, rendendo più difficile la combustione. Naturalmente, l’efficacia dell’erba fresca nel bloccare l’avanzata di un incendio dipende da una serie di fattori, tra cui il tipo di erba, la quantità di umidità presente, e la velocità e la forza del vento. Tuttavia, in generale, l’erba fresca può essere un efficace metodo per prevenire la diffusione degli incendi. Ecco alcuni esempi di come l’erba fresca può essere utilizzata per bloccare l’avanzata di un incendio:

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  • Creazione di barriere antincendio. L’erba fresca può essere utilizzata per creare barriere antincendio artificiali, che possono essere utilizzate per proteggere le proprietà e gli edifici dagli incendi.
  • Scavo di fosse antincendio. L’erba fresca può essere utilizzata per riempire le fosse antincendio, che possono essere utilizzate per spegnere gli incendi in fase iniziale.
  • Innaffiamento di aree a rischio. L’innaffiamento regolare delle aree a rischio di incendi può aiutare a mantenere l’erba fresca e umida, rendendola meno infiammabile.

Come già precedentemente affermato, riguardo l’incendio di sterpaglie, taluni giustificheranno il gesto, altri lo condanneranno. Fatto sta che ci sono ben altri modi per intervenire sul suolo agricolo, senz’altro molto meno pericolosi e meno impattati dal punto di vista dell’inquinamento atmosferico. Ricordiamo che simili episodi hanno causato, nei mesi scorsi, anche importanti incendi incontrollati nella zona di Castel del Monte. Un’usanza – quella della della combustione di sterpaglie, vietata: secondo la legge italiana, il bruciare sterpaglie è considerato un reato ambientale. L’articolo 192 del Decreto Legislativo n. 152 del 2006, noto come Testo Unico sull’Ambiente, vieta il bruciare rifiuti all’aperto, comprese le sterpaglie, e prevede sanzioni per chi lo fa. Inoltre, l’Art. 256 del Codice dell’Ambiente (D. Lgs. n° 152/2006) vieta esplicitamente di bruciare rifiuti di qualsiasi tipo, anche provenienti da attività agricole e agroindustriali. A questo, si aggiunge l’articolo 844 del Codice civile che vieta le immissioni che superano la soglia di normale tollerabilità. Intanto, in zona via Corato, il risultato dell’ennesimo incendio è il seguente:

 

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