Verde urbano ad Andria, Montepulciano: “i grandi alberi non vanno piantati sui marciapiedi ma nei parchi, ecco perché”

“Da Fratelli d’ Italia si chiede un intervento urgente per vari alberi, in diverse zone di Andria, causa malattie con probabile disseccamento. Da parte degli addetti comunali sono stati adottati alcuni provvedimenti che, si spera, possano sortire risultati. Ma, come si legge su riviste e testi universitari, è una lotta difficile, costosa e forse vana, se non si adottano provvedimenti drastici. Diversi fattori rendono alquanto difficoltosa la vita dell’alberatura stradale urbana” – comincia così l’analisi del ricercatore ecologista Nicola Montepulciano, studioso e difensore anche del patrimonio botanico autoctono del territorio. Nella sua analisi, Montepulciano prosegue così:

“La maggior parte è stata realizzata con alberi poco o per nulla adatti. Come ebbi a scrivere in altre occasioni, querce, tigli, magnolie, pini ed altre essenze a grande sviluppo della chioma non vanno mai piantati sui marciapiedi, bensì nei parchi, ville e giardini di vasta estensione e distanti 13, 14 m l’un l’altro, altrimenti i rami entrano in conflitto ( si toccano, si infiltrano ) provocandosi danni e asfissia con alto rischio di indebolimento reciproco, facile esposizione a malattie per attacchi di parassiti vari con probabile disseccamento. Ancora: per ogni albero si deve rispettare la propria ecologia. Il tiglio, per es., non va piantato in pianura perché è tipico di zone collinari e, precisamente, appartiene al cosiddetto “piano basale orizzonte sub mediterraneo 700-1000m” e, secondo alcuni botanici, può andare pure oltre, in altri termini, il tiglio vegeta nelle zone che vanno dal Castanetum al Fagetum (700- 1000 ) con ambiente fresco- umido, tutti elementi che non si trovano in Andria, dove, invece, è sottoposto a “ prolungate carenze idriche “ non solo estive, “ colpi di calore “ con disseccamento e “ bruciature fogliari “, a questo si aggiunge l’ “ escursione termica “ dovuta all’asfalto. Fattori di forte sofferenza per i tigli. Questi, inoltre, possono raggiungere notevoli dimensioni sia in altezza ( 20-25m) che in larghezza, perciò esige molto spazio, mentre in via De Gasperi furono piantati in spazi ridottissimi e, di conseguenza, i rami di un tiglio configgono con quelli degli alberi vicini a dx e as, danneggiandosi. Si ricorre, così, alla potatura, provvedimento balordissimo, in quanto gli alberi da ombra non si potano perché così si stressano fortemente. Ma non basta. Per vari motivi si è costretti a scavare, più o meno, profondamente lungo le strade in prossimità di alberi, come è successo qualche anno fa in via De Gasperi, intaccando le radici. Si dice che “ le radici sono il bosco sottoterra “, con tutta una serie di funzioni vitali per l’albero. Tutto questo compromette la vitalità dell’albero e può soccombere. E giù a dare la colpa agli amministratori e tecnici comunali, i quali non è che siano proprio aggiornati. Lo stesso problema si ha nella ex villa comunale, ora vastissimo canile pubblico, dove furono piantati a doppia fila bilateralmente tigli a poca distanza l’un l’altro. Per la maggior parte sono sofferenti e mai potranno raggiungere la loro altezza fisiologica. Con un po’ di coraggio e dopo attenta valutazione sulla scelta, andrebbero eliminati in modo alterno, così da preservare il più possibile la bellissima simmetria colonnare e solo così si può dare salute e sperare nel loro sviluppo fisiologico. Sono errori commessi nei primi anni del secolo scorso ( ma non solo ) quando il termine “ ecologia “ non lo si conosceva nemmeno” aggiunge Montepulciano, che conclude:

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“Fu inventato da Ernst Haeckl nel 1886, per “ battezzare una disciplina non ancora costituita “, comparve per la prima volta nel 1895 in un trattato di geobotanica di Eugen Warming e soltanto nei primi anni ’80 del ‘900 comparve nei testi di Scuole Medie inferiori e superiori. Cosa fare allora? Prendere coraggio alla luce delle attuali conoscenze e porre rimedio agli errori vecchi e nuovi. A chi venne la fulgida idea di piantare lecci in via V. Pisani che non permettono più la visione del bellissimo palazzo ottocentesco? E a chi le magnolie di c.so Cavour? Si proceda, allora eliminando gli alberi malati o deperenti perché tutti quanti messi insieme non svolgono le funzioni di uno sano e senza sostituirli , in modo da creare spazio e senza spendere soldi in inutili e costose cure. Presto i rami di quelli sani, purché non potati, occuperanno lo spazio lasciato da quelli eliminati, con funzioni utili alla città. Sono sempre disponibile ad un confronto con chiunque sul campo purchè con testi e rivista alla mano scritti da docenti universitari”.

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