Alta Murgia: “eliminare gli alberi morti dalla pineta di Castel del Monte? Ecco perché è un errore” – l’ecologista Montepulciano di Andria torna ad affrontare il tema rischio incendi e fauna saproxilica

“Nel Parco dell’Alta Murgia si sono avviati i lavori per la “messa in sicurezza del bosco di Castel del Monte”. Il primo passo, a quanto ci è dato apprendere, consiste, come dichiarato dal presidente del Parco in una intervista del 10 marzo u.s., nel “diminuire la quantità di materiale combustibile, rappresentato da legname secco e danneggiato e a conservare l’habitat forestale, così facendo si aumenta la resistenza al fuoco e si conserva meglio la biodiversità e soprattutto la resilienza ai cambiamenti climatici” Questo passo genera perplessità, per fortuna il provvedimento riguarda 28 ettari di bosco” – osserva il ricercatore ecologista Nicola Montepulciano. L’ex Presidente della locale sezione di una nota organizzazione internazionale conservazionista ha poi aggiunto:

“Sono ormai molte le pubblicazioni che danno rilevantissima importanza al legno secco o, più precisamente, al legno morto, danneggiato, marcescente giacente nei boschi. Tutte riportano studi e ricerche condotte soltanto da alcuni decenni a questa parte. I boschi sono gli ecosistemi più complessi presenti sulla terra ferma. La loro componente fondamentale è la flora arborea ( cioè alberi ) che sostiene, dà vita, cioè, ad una grande varietà di FAUNA durante il suo ciclo vitale, ma non solo. Gli alberi danneggiati, senescenti, morti o secchi forniscono nutrimento e ambiente per moltissime specie di funghi e di animali, che, a loro volta, nutrono molte specie di altri animali, tra cui uccelli, mammiferi, rettili. La componente più importante di questa fauna, dal punto di vista ecologico, è quella che vive a spese del legno morto, marcescente o danneggiato che è chiamata FAUNA SAPROXILICA O FAUNA DEL LEGNO MORTO, ( SAPROXILICO SIGNIFICA LEGNO MORTO), detta fauna è composta essenzialmente da insetti di moltissime specie. La FAUNA SAPROXILICA, quindi, si nutre del legno morto favorendo così il processo di decomposizione di detto legno e ne restituisce le componenti nutritive al suolo boschivo fertilizzandolo. Gli alberi morti, o secchi che dir si voglia, sia che giacciono a terra o ancora in piedi, sono chiamati “ALBERI HABITAT” perché ospitano insetti (essenzialmente saproxilici), uccelli, pipistrelli, rettili, anfibi sia come riparo sia come siti di nidificazione sia di foraggiamento” – ha osservato Montepulciano che ha aggiunto:

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Tronco degradato dai saproxilici e sul conseguente humus si è insediata, tra le altre piante, l’Ombelico di Venere.

Si ritiene che il 30% dell’intera fauna boschiva sia associato alle risorse del legno morto, di qui l’importanza di mantenere una notevole quantità di questo legno nel bosco. LA SINERGIA ALBERI MORTI-INSETTI SAPROXILICI favorisce in modo sostanziale il riciclo della materia organica, favorisce la fertilizzazione del suolo boschivo e la creazione di HABITAT vitali per numerosi altri organismi e, in definitiva, il processo di rinnovazione del bosco. In seguito a mie recentissime osservazioni e ricerche (marzo-aprile 2023) condotte in un tratto del bosco-pineta di Castel del Monte, ho potuto osservare realmente questo fenomeno ecologico che riporto in fotografie e che dimostrano come l’ENTOMOFAUNA SAPROXILICA ha fertilizzato quel tratto formando humus dalla degradazione di moltissimi tronchi e rami caduti al suolo. In seguito a questo lavorio lento e continuo di questi insetti, accanto a ciò che rimane del tronco si sono insediate specie di piante che è difficile osservare in altre parti del bosco. Si vedono piante, per es., di “ Ombelico di Venere” che vive solo in ambienti pietrosi e umidi:

Tronco degradato dai saproxilici che hanno prodotto fertile humus sul quale sono nate varie specie di erbe costituenti il sottobosco erbaceo

l’umidità fornita dall’humus umido e la roccia del suolo. L’humus formato dagli insetti è fertile e neutro e solo questo può favorire l’insediamento della nostra flora autoctona fra cui la roverella, perché “LA QUERCIA NON E’ IN GRADO DI AFFRONTARE UN HUMUS COSI’ ACIDO COME QUELLO CHE CONSEGUE LA COLTIVAZIONE DEI PINI” (pag. 132 “ Essere una quercia” L. Tillon, Roberto Koch ed. Roma 2021). Mi piace concludere questo intervento con alcuni passi del libro testè citato:

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Tratto di rimboschimento a pini e cipressi praticamente senza neanche il sottobosco erbaceo

“Ancora oggi si pensa che una bella foresta sia una foresta ben curata, e quindi una foresta in cui si possa camminare senza impedimenti… Dobbiamo quindi riconsiderare il modello sociale che prevede la pulizia dei boschi, per far spazio alle specie che si occupano della degradazione del legno. Tutti devono essere convinti, dai professionisti al grande pubblico… In una conferenza un naturalista lanciò un appello: Lasciate vivere gli alberi morti”. Per quanto attiene gli incendi, in un precedente intervento osservai come il legno attaccato dagli insetti saproxilici si mantiene sempre umido perciò può costituire in qualche modo un ostacolo all’avanzare del fuoco – ha concluso il nostro concittadino ecologista.

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