Andria: ecco le querce superstiti dell’antico bosco perduto di Santa Barbara “tuteliamole anche per la nostra salute”. La nuova emozionante analisi di Nicola Montepulciano – foto e video

Santa Barbara, zona collinare del territorio di Andria, conserva, fortunatamente, preziosissimi lembi di boschi, che sino al 1869 (anno di inizio di forsennati diboscamenti) si estendevano a perdita d’occhio in ogni direzione e lambivano la nostra città” – comincia così la nuova analisi del nostro concittadino ecologista Nicola Montepulciano. Giunto nuovamente nell’importante zona “cuscinetto” della Murgia andriese, Montepulciano ha voluto deliziarci ancora una volta di splendide immagini raffiguranti gli ultimi superstiti del vasto bosco di querce autoctone che un tempo era normalità ma che oggi questa zona periferica della città rimpiange amaramente. Suggestive immagini accompagnato da osservazioni tecnico-scientifiche nonché a tratti poetiche, capaci di emozionare chi quei boschi vorrebbe rivederli, sperando in un futuro più salutare, sia per la natura che per gli esseri umani. Montepulciano prosegue così la sua testimonianza:

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“E’ in questa parte di territorio che continua l’escursione nei boschi di Andria, in compagnia di un amico, profondo conoscitore di tutti gli ambienti boschivi naturali e artificiali locali. Gli devo gratitudine. A santa Barbara si può avere l’idea di come si presentavano un tempo i boschi: Sterminate distese di roverelle in cui, ogni tanto, vi erano spazi più o meno ampi, senza copertura arborea, che formavano i cosiddetti “prati boschivi”. Qui vi è un esempio molto ma molto piccolo, purtroppo. Questi, ricchissimi di erbe nei periodi autunno- inverno-primavera, ma anche di fiori a breve periodo di antesi, d’estate, invece, per la devastante calura, seccano perdendo il colore verde per virare verso il giallo intenso. E qui il contrasto è veramente strabiliante perché al giallo dell’erba secca si contrappone il verde intenso del bosco di querce. Ma sorprende anche, e forse più, quell’erba che vegeta proprio sotto le querce che, come si può osservare dalla foto, è ancora verde pur in piena e rovente estate, a significare la presenza di umidità, l’aria fresca e la conservazione dell’acqua nel sottosuolo che solo le querce possono consentire: vero dono all’uomo. Così questa ricreante massa verde, che dalla terra sale verso il cielo azzurro, fa da sfondo al prato giallo. Un quadro che ispirerebbe pittori naturalisti e paesaggisti. In questo imponente e assurgente quadro vi sono grandi querce, molte policormiche, e il respiro per un attimo si blocca quando scorgo una imponente roverella quadricormica, dove i cormi originano da una stessa radice, circondata alla base da verde erba che lei protegge, tiene in vita. Lo sguardo penetra nel bosco e in alcuni tratti si vede tra i tronchi l’orizzonte, il cielo, segno che il manto boschivo è sin troppo modesto, in altri vedo alberi ed ancora alberi. Il mio accompagnatore ad un certo momento mi dice:”Beh! Non parli? Sono tutti alberi”. Con un fil di voce gli rispondo:

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“Si, sono tutti alberi, ma li voglio guardare, guardare, sempre guardare”. Poi, non per stanchezza, distolgo lo sguardo dalle bellissime, quasi immortali roverelle per osservare l’incredibile verde erba capace di vivere benissimo in questa rovente estate, solo sotto le querce. Per poco, senza il tempo di riconoscere qualche specie, perché accanto a queste fragili creature, come per farmi tornare alla dura realtà, vedo irrispettosi e micidiali cumuli di rifiuti depositati anche sotto antichi, deliziosi e veri muretti a secco perchè costruiti con pietre del luogo, di variabilissima pezzatura. Una pugnalata. Il mio silenzio si interrompe con una serie di imprecazioni. Ma tornando ai miei momenti di silenzio, ho provato la stessa sensazione che l’autore del libro “Essere una quercia” così descrive:

“Pur se non sono un fan dello shinrinyoku, i bagni salutari nel bosco che secondo recenti ricerche di biologi giapponesi favoriscono il benessere individuale e addirittura collettivo, mi rendo conto come questo momento che trascorro in mezzo al bosco mi procuri un benessere e una forma di serenità difficili da raggiungere altrove. E ancora: “…i fitoncidi si diffondono nell’aria e io ne ricevo alcuni. Il mio sistema immunitario ne viene stimolato e senza rendermi conto la produzione di cellule killer, i linfociti NK, aumenta. Se nel prossimo futuro qualche germe vuole attaccarmi, sono pronto a riceverlo… Sembra che passeggiare anche solo un’ora nel bosco riduca in modo naturale il nostro stress per diversi giorni. Mi rilasso il più possibile. Guadagno ancor più serenità. Che felicità!” Non si dovrebbero avere dubbi, l’autore è biologo e anche ingegnere forestale. Una cosa però è certa: distruggere i boschi ci fa malissimo come sappiamo. Si sostiene che bisogna rimboschire in ogni parte del mondo, perché noi dobbiamo distruggere quel poco che resta dei boschi di santa Barbara? Pacatamente ai politici della destra locale dico di avere un pò di resipiscenza, perché con la presunta necessaria nuova tangenziale uccidiamo un bosco antichissimo di querce vicino alla città che ne ha tanto bisogno, martoriata com’è da devastanti malattie oncologiche e non solo. Altrettanto pacatamente mi rivolgo ai giudici che hanno emesso sentenza favorevole alla nuova tangenziale: la rigidità delle leggi, che vanno osservate, non tiene conto delle malattie vecchie e nuove; le sentenze vanno rispettate, ma i nostri malati chi li rispetta? Quante possibilità di miglioramento offriamo oltre ai farmaci? Quanto sostenuto dall’autore del libro da me citato, è stato provato e allora non solo dobbiamo difendere quei pochi boschi che abbiamo, ma aumentarli. Abbiamo un bosco vicino alla città, facilmente raggiungibile da chi potrebbe averne bisogno, non lontano come Castel del Monte, per giunta di conifere. Dobbiamo manifestare civilmente, scendere in piazza se è il caso, perché la salute viene prima, molto prima dell’economia, dei soldi. La donna, l’uomo prima di tutto” – ha concluso il nostro concittadino ecologista. Un breve quanto suggestivo filmato:

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