Andria: “ecco perché fu tolta la cancellata dalla fontana di Piazza Porta la Barra …” – i ricordi da bambino del Cav. Porro da Trieste

“Ricevo con gratitudine i vostri articoli sulla storia di Andria, frutto della vostra collaborazione con il ricercatore Nicola Montepulciano. Il vostro impegno nella ricerca della storia di Andria come le “antiche fornaci”, “le grotte di Sant’Andrea“ e “il Primo Vicolo San Bartolomeo definito la “stradina più stretta”, offre un prezioso servizio a migliaia di “andriesi” che, negli anni ’60, hanno lasciato la città in cerca di opportunità al Nord, nelle grandi fabbriche automobilistiche, e all’estero in Germania, Francia e Belgio. Le vostre narrazioni e le immagini in bianco e nero rievocano antichi mestieri e borghi di Andria, suscitando emozioni condivise da molti andriesi sparsi in Italia e all’estero. La lontananza dalla terra natia fa emergere la mancanza dei familiari, dei parenti e degli amici, riportando alla memoria gli 60 – 70 anni, della propria infanzia, ai ricordi, e alla povertà affrontata con dignità, soprattutto dalle famiglie contadine” – chi ci scrive è il Cav. Salvatore Porro, Consigliere comunale di Trieste di origini andriesi. Recentemente, Porro – da sempre sensibile alla tutela dei più deboli e all’identità culturale e religiosa, anche attraverso il suo impegno nel Movimento Cattolico per la famiglia e la vita di Trieste – è stato anche autore di una battaglia per la difesa e dutela della Chiesa più grande di Trieste edificata 1849: la chiesa di S. Antonio Taumaturgo, che incarna lo stile neoclassico dell’epoca. Tutto ciò dimostra come queste osservazioni di apprezzamento nei nostri confronti stiano giungendo frequentemente da una persona che si conferma sensibile alla tematica in maniera concreta anche dall’altra parte d’Italia. In un periodo storico caratterizzato da un notevole annichilimento dei valori, simili iniziative ed osservazioni non possono che rappresentare uno spiraglio di luce anche per la comunità andriese. Nella sua lettera inviata a VideoAndria.com, Porro ci ricorda della presenza di una cancellata che ruotava attorno alla fontana di Piazza Porta la Barra. Come ci ricorda anche Porro, quell’inferriata fu rimossa già il 6 gennaio del 1916 con il collegamento dell’impianto dell’Acquedotto (che cominciò ad erogare l’acqua proveniente dal fiume Sele al posto di quella sino ad allora fornita dal “Cisternone”), quando la piazza era intitolata ad Ettore Carafa. Un ricordo che fu evidentemente tramandato, giungendo al giovane Porro negli anni ’50, quando quella cancellata era già stata rimossa ed il ferro riutilizzato in periodo di guerra. In questa zona di Andria sono custoditi numerosi ricordi di gioventù:

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“Il vostro racconto sulla super-nevicata del marzo 1956 mi ha riportato indietro nel tempo. All’epoca, avevo 6 anni, e i miei genitori abitavano in Via San Sebastiano all’attuale civico 33, a circa 300 metri da Piazza Porta la Barra. Quella fontana monumentale a quattro rubinetti di Largo del Purgatorio nella distribuzione dell’acqua provocava lunghe file nell’approvvigionamento quotidiano degli abitanti della zona poiché i cittadini necessitavano di rifornirsi dell’acqua per tutti gli usi, dalle necessità quotidiane alla cucina, al lavaggio delle verdure, in particolare dei gustosi “cardi” privati delle spine, e per conservare la freschezza delle angurie di Barletta. I ragazzi, in cambio, ricevevano meloni e un pò di focaccia dai carri. La realizzazione della Madonna di ghiaccio è un ricordo gioioso:

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noi bambini raccoglievamo la neve facendo palle e giocando tra di noi. È stata l’occasione per scoprire le stalattiti di ghiaccio lunghe 20-30 centimetri dalla grondaia di casa, che spezzavamo usando un manico di scopa e mangiavamo come lecca-lecca o ghiaccioli. Mio padre, Agostino, pace all’anima sua, classe 1925, era un contadino che fino al 1960-63 coltivava un terreno a “mezzadria” tra Troianelli e Montegrosso, per arrivarci c’era da percorrere un tratto di strada sterrata chiamato “u tratturi” (precedentemente usato per la transumanza nella Murgia), sempre allagato nelle stagioni invernali e asciutto d’estate con grossi sassi sporgenti che i poveri muli o asini faticavamo molto ad attraversarlo. Nella manifestazione sotto il Municipio c’era anche mio padre, non sulla scalinata ma sotto in piazza, ed assistette al crollo dell’inferriata con la conseguente schiacciamento mortale del povero compaesano. Di quella dolorosa giornata raramente ne parlava. Mio padre come altri contadini, quando non c’era lavoro, ogni mattina si recavano “abbasc u fuss” (si trovava in Piazza Trieste e Trento dove ora è stata costruita la nuova Caserma della Polizia Locale, per firmare la presenza e beneficiare del sussidio di disoccupazione” – ci ricorda Porro che ha quindi così concluso:

“Ricordo con gioia, anche un piccolo episodio. Mia sorella Dina di anni 2, raccogliendo anch’essa la neve, trovò una “banconota da 100 lire” e mostrandomela mi disse: Salvatore guarda cosa ho trovato una figurina. Capì immediatamente di che si trattava. Le chiesi di consegnamela ma lei rifiutò dicendomi: l’ho trovata io ed è mia!- A tale risposta, le afferrai la sua manina, forse le ho fatto un pò male, portandole via la banconota. Naturalmente piangendo, corse da mia madre dicendole Salvatore mi ha fatto male e mi ha tolto la figurina”. Mia madre chiedendo il motivo, le dissi: mamma Dina ha trovato questa banconota da 100 lire e per te. La mamma prese in braccio la sorellina e baciando la manina le disse: Non piangere Salvatore voleva vedere solo la “figurina” e me l’ha data a me, e con dolcezza la rassicurò. Ricordi a circa 70 anni di distanza sono ancora indelebili nelle mie memorie, che tramando ai miei tre nipotini andriesi – triestini. Vi ringrazio nuovamente per il vostro contributo prezioso alla conservazione delle memorie di Andria” – ha concluso il Cav. Porro al quale rinnoviamo ancora una volta i nostri più sinceri e calorosi saluti dalla sua amata città d’origine. (A cura di N. Ferrara).

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