Dalla Sicilia (dove, a Siracusa, sigla “A Vision” )il poeta si sposta a Capri e Roma, incontra di nuovo Pound, ed esplora i precedenti della ‘rivoluzione fascista’ interessandosi agli scritti di Giovanni Gentile, dopo aver letto Vico e Croce l’anno prima” ( “Cronologia”, in “L’opera poetica”, Milano 1994, p. CXLVIII). Inoltre, esalta la poesia del cielo e della “dolcezza”, in “La Torre”, del 1923-1928, vv. 145-165. ” E io proclamo il mio credo:/ me ne infischio del pensiero di Plotino/ e grido sul muso a Platone / che morte e vita nen esistevano / fino a che l’uomo non le inventò, / finché non trasse ogni cosa dalla sua anima amara;/ sicuro: sole e luna e stelle, tutto, / ( ‘Aye, sun and moon and stars, all’ )e in più metteteci questo, / che. morti, risorgiamo, / sogniamo e così creiamo il Paradiso translunare” ( ‘That, being dead, we rise, /Dream and so create / Translunar Paradise’ ). ( ed. cit., p. 599 in: 586-683; e Piero Boitani, Introduzione, p. LXV ).
Yeats conosce la tragine fine dei Templari ( asettecent’anni dal rogo dell’ultimo Cavaliere, Jacques Moulay, si può ricordare “La Torre”, VII, pp. 613-617 ). Anche se per correggere e temperare l’odio, scrive infatti tre volte: “Vendetta contro gli assassini”, sale il grido, “vendetta per Jacques Molay” ( “Vengeance upon the murders, the cry goes up, Vengeance for Jacque Molay”). Questo mito,
tenace, arriva alla recente pubblicistica, e alla rievocazione delle Chiese templari di Ferrara ( Dan Giuliano, San Giacomo, Santa Maria di Betlemme di Mizzana ) o alla “via dei Templari”, in Puglia. Ma val bene fermarsi su altri due aspetti. L’archetipo delle “quattro età dell’uomo”, del luglio-agosto 1934 ( op. cit. p. 813 e Nota, alla p.1438 ), anticipata ben sedici anni prima nel “dialogo” con il “Controllo” ( ai tempi della lettura di Croce: “Leggo Croce e scrivo versi, e, come risultato, non ho niente da dire”, a proposito di “vecchi spaventapasseri cordiali”, nota a
p. 1303 al verso 32 della “Torre”, Iv, p. 641 ).
Le quattro età dell’uomo: “Egli ingaggiò una lotta con il corpo / ma il corpo vinse: ora cammina eretto. // Poi si batté contro il cuore:/ pace e innocenza sparirono. //
E ricorda anche la lettera di Wiliam Blake a Hailey del 6 maggio 1800: “Le rovine del tempo costruiscono magioni nell’eternità”. E’ il Leit-motiv schellinghiano dello “Spirito che ringiovanisce sempre”, a proposito delle “Età del Mondo” ( su cui “Il vivente originario”, Milano, Albatros, 2013 ); ma rima ancora del perenne reinizio del mondo, perché creato dall’uomo, ideale “ricorso” spirituale, donde attinse a piene mani il connazione James Joyce in “Finnegans Wake”, dovunque ma segnatamente nel Quatro Libro, appunto “Il ricorso”.
Giuseppe Brescia – Libera Università “G.B.Vico”- Andria
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